62
Pozzi ordinari e pozzi modenesi. Il suolo è formato di strati sovrapposti; gli uni, come la sabbia, capaci di lasciar passare l'acqua e però permeabili; gli altri, come l'argilla, impermeabili. L'acqua di pioggia che cade su di un terreno sabbioso si infiltra nel suolo fino ad incontrare uno strato impermeabile, non potendo proseguire oltre, impregna il terreno in quella regione, formando come si dice una nappa di acqua.
Se si pratica un foro fino ad interessare lo strato impermeabile, l'acqua vi si eleva sino al livello che ha nella nappa.
Nei pozzi ordinari, aperti al di sopra del livello che raggiunge l'acqua nelle nappe, naturalmente l'acqua non si eleva mai al di sopra del suolo. Non è cosi nei pozzi artesiani, che noi dovremmo abituarci a chiamare sempre modenesi, perchè vennero praticati prima nel Modenese che nell' Artois, regione della Francia, dal cui nome venne la denominazione di artesiani.
In Francia il primo di tali pozzi fu scavato a Lillers nell'Artois, nel 1126, ma in Italia sono molto più antichi. Molto più tardi Gian Domenico Cassini, distinto astronomo
(1615-1712), che professò a Bologna e morì a Parigi, venne chiamato in Francia da Luigi XIV per insegnare il modo di scavare cotali pozzi.
Per intendere il principio dei pozzi artesiani basta pensare ad una disposizione del suolo, quale è rappresentata dalla Fig. 116; tale cioè che praticando un foro cilindrico in una posizione come quella rappresentata in B si abbia un pozzo coli' apertura più in basso del livello dellanappa d'acqua raggiunta colla perforazione.
L'acqua zampillerà quindi dall' apertura tendendo a raggiungere quest'ultimo livello.
Quest'acqua può essere raccolta in un serbatoio, come è indicato in C, e distribuita lungo canalizzazioni varie. II pozzo scavato, in questo caso, si dirà pozzo modenese od artesiano. Nella figura, in A ed in D, sono indicati anche due pozzi ordinari.
La disposizione del suolo indicata è più frequente di quel che non si possa pensare. Si sono potuti, difatti, scavare numerosissimi pozzi ovunque, e fortunatamente anche in regioni aridissime, come nell'Algeria, nell'Australia ecc. nelle quali ogni risorsa d'acqua sembrava del tutto esclusa.
§ 66. I liquidi trasmettono le pressioni - Principio di Pascal. — Una massa liquida qualsiasi racchiusa in un recipiente costituisce oggetto di interessanti ed apparentemente singolari osservazioni per il fisico.
Innanzi tutto essa può far vedere di premere sulle pareti del recipiente in ogni senso, e di premere pure in ogni senso sulla superficie di un corpo in essa introdotto.
Poi, può mostrare l'attitudine a trasmettere in ogni senso, attraverso a tutta la sua massa, una pressione che dall'esterno o dall'interno si eserciti su una porzione qualunque di essa.
Esaminiamo partitamente tali fatti e poi cerchiamo di rendercene conto.
Premettiamo che una determinata forza F agente sulla superficie di un corpo produce sui vari punti di questa un'azione diversa a seconda dell' area S della superficie sulla quale la forza è portata ad agire. Tale azione viene caratterizzata dalla cosidetta pressione misurata dal rapporto fra la forza F e l'area S. Riferita ai vari punti dell'area S sarebbe la forza agente su ogni unità di area circostante al punto (ordinariamente il cmq.). La forza esercitata sulla superficie S si suol chiamare pressione totale.
Fig. 116.