Sulla storia de' mali venerei di Domenico Thiene

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      E ben composto cum el vivo argento Extinto prima, e possa col butyro Lavato, incenso, muschio e therebento. Mixti nell' ola, e cum fervente giro, In el ereo mortar pixto e contrito, 'Neil' ola poi servato al morbo diro. Altri-cum questi voglion, eh' el sia fito Cerusa, myrra, mastice cum pice, Oglio lorino col rosato unito. Alcun ancor letargiron ne dice,
      Cum Chamamela, e succo de Lydonia, Giunture ungiendo al giorno almen due vice. Questo è 1' unguento portato in Ausonia Da Empirici venuti di Ponente, Come di sopra ho fatto querimonia: Perchè occultando quel versatamente Sanan gli egroti dal mal non letale Defraudando la cieca e volgar gente ; E benché in tutto quel non sia exiziale Ma contagioso, pur si vuol guardare Da tal' infermi, e spaventoso male : E far che stiano in casa, e da manzare Non avendo del suo gli sia provisto Finché sanati el possan queritare. Se il Summaripa errore avesse immisto Sì nel malor, come in la medicina, Priego il Kuico subito revisto Degni emendarlo cum la sua dottrina.
      Vale physicorum decus Et arnicorum optime. —¦
      Il capitolo é susseguitalo, oltre che da molti epi-grammi italiani e latini, dalla versione della episto la di Saifo a Faone tra le Eroidi di Ovidio: e lì nalmente termina ;
      Lepidissimum hunc libellum lucubratum brit mali mense anno Salvatoris MCCCCXCVI 16


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Sulla storia de' mali venerei
Lettere
di Domenico Thiene
Missiaglia Editore
1823 pagine 303

   

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