Sulla storia de' mali venerei di Domenico Thiene

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      famoso memoriale diretto ad Arrigo Vili d'Inghil-
      O oterra da Simone Fish nel i55o contro i ministri del Culto cattolico, accusandoli ai propagare col commercio carnale ora il morbo gallico, ora la lebbra, ed ora la scolagione.
      All'analogia delle forme, e de' caratteri principali ora aggiungerò quella pure de' nomi.
      E già noto, che gli Spagnuoli, e i Portoghesi chiamarono sin da principio, come chiamano oggidi, il morbo gallico Boas, Bubas ec. che in loro linguaggio esprime genericamente dolori, apostemi, e ulcere. I Portoghesi del Brasile danno al Pian il nome di Bobas. Al Surinam la lebbra dicesi Boa-si ; ad Angola Boast. È degno di maggior rimarco, che in lingua Hindy e Bengaly la lue venerea si appella Bao, vocabolo cotanto affine allo Spagnuolo Boas ec. Sorprende finalmente, che tra i nomi Ben-galisti dati al morbo gallico v'abbiano Oufà, vajuo-lo: Oupadengchon, bubbone venereo: Medhroòg vajuolo, o male venereo : quando tutti sanno che col titolo di verole, o grosse verole, di Gore , o grand-gore le nazioni Francese ed Inglese chiamarono e chiamano la lue venerea.
      Volete ancora di più, o Signore? Voi avrete letto in Lucilio, che parlando delle tristi conseguenze della libidine, come sono la odiosa ma non dolorosa vitiligine, le papule, il bubbone inguinale, e il tama, che è una specie di tumore, nomina un altro vizio col titolo di Boa, che era una malattia esantematica contagiosa (142).


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Sulla storia de' mali venerei
Lettere
di Domenico Thiene
Missiaglia Editore
1823 pagine 303

   

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