Sulla storia de' mali venerei di Domenico Thiene

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      rSSpalpebre si avvicinano, e quasi si chiudono, come* accade alle persone indispettite, o ai leoni ; egli è perciò che siffatta deformità dicesi leonina; rassomiglia del pari, oltre che ai Leoni e agli Elefanti, anche alla notte tenebrosa, e per ciò forse detta morfea. La regione inferiore degli occhi, e del naso è prominente, ed aspra a colpa di bernoccoli nevi . Le labbra sono gonfie e dure ; anzi 1' inferiore diviene livido e penzolone. I denti medesimi, invece di bianchi, sembrano nerastri: le orecchie sono pure di color rosso-scuro, molli, floscie, elefantine, perchè più grandi del solito ; hanno ulcere alla loro base, donde cola un umore icoroso, che induce prurito. Rughe aspre e callose solcano tutta la periferia del corpo, e fessure parimenti aspre la dividono come un cuojo •* quindi è nato il nome di elefante. Delle crepature anche incidono i talloni, e le piante de'piedi fino alla metà delle dita. Queste parti perdono interamente il senso.
      Se la infermità ancora aumenta, le tuberosità delle guancie, mento, dita, ginocchia terminano irt ulcere fetide incurabili, innalzandosi anche le une sulle altre. Accade pur anco, che de' membri muoiano e si dissecchino prima che muoia il paziente : tali sono il naso, le dita, i piedi, i genitali, e le intiere mani, giacché il morbo non ammazza per liberare l'infermo da una vita orribile, e da tormenti barbari, se non dopo di averlo squartato: la sua durata è lunga quanto quella dell'Elefante animale. Se i dolori hanno assalito di recente le membra,


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Sulla storia de' mali venerei
Lettere
di Domenico Thiene
Missiaglia Editore
1823 pagine 303

   

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