Sulla storia de' mali venerei di Domenico Thiene

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      Signore, nell' atto eh' io credo esservi stata maggiore facilità di contrarre la infezione negli antichi tempi che al presente, non vorrete però calcolarmi tanto buono da prestar fede nè al Musitano, quando racconta, che il contagio gallico entrò nelle monache di Sorrento, perché quelle disgraziate aveano baciato un bambino poppato da una balia infetta; nè al Torrella, che attribuisce ai cattivi cibi la pudendagra di certo Marci medico di Catalogna; nè al Vittorio, che giura di aver veduto il morbo gallico in sante ed oneste Claustrali a sola colpa della malefica influenza dominante ; nè alla camera de' Pari di Londra, che tea le accuse fatte al famoso Cardinale Wolsey primo ministro di Arrigo Vili, vi aggiunse quella, che il Wolsey notoriamente infranciosato avea parlato all' orecchio del suo Sovrano: nè in fine a que' colali, che per difendere la castità di certe matrone le volevano infette per mezzo dell'acqua-santa, su di che il gran Falloppio conchiude: Sed infectio illa ha-buit originari per unum asperges, scio ego.
      IV. Il veleno venereo affetta di preferenza gli organi della generazione, e della voce.
      Le simpatie, o consensi dell' organismo animale, se tuttora sono misteri pel medico ragionatore, sono però fatti storici pel medico osservatore. Nella indefinita serie delle simpatie meritò particolare rimarco fin dalla più rimota antichità quella che passa tra le parti del sesso e della gola. A lutti è noto, che il collo della donna s'ingrossa, quando


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Sulla storia de' mali venerei
Lettere
di Domenico Thiene
Missiaglia Editore
1823 pagine 303

   

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