Sulla storia de' mali venerei di Domenico Thiene

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      Ilomaggiore, o minore attività de' contagi, come pare della maggiore, o minore predisposizione degli rimani organismi ad assorbirli, non potrà negarsi, clie date quelle tali combinazioni atmosferiche, anche il contagio venereo possa mostrarsi epidemico. Si aggiunga a maggior conferma -di ciò essere osservazione costante, che ogni contagio riesce tanto più attivo e virulento, quanto è più recente. Finalmente quale quel clinico, che ad ogni istante non riconosca la influenza veramente magica esercitata dall'atmosfera sulle malattie, come la riconobbe lo stesso Ippocrate, che la defini enimmaticamente col nome di un che di divino?
      III. Quanto più rara divenne col tempo nella lue venerea la forma esantematica, altrettanto più frequenti si osservarono i vizj delle parti interne, e delle pudende : metamorfosi, che non può però tenersi per mitigazione diretta del morbo.
      Tutti i contemporanei si accordano nel dire , che cominciando dal 1020, il morbo gallico andò mitigandosi in guisa, che sulla fine di quel secolo appena era più riconoscibile: e che appunto in relazione al mitigamento andavano rendendosi più spesse le alterazioni agli organi genitali. Di qua nacque la comune opinione, che la maggior frequenza de' vizj locali abbia il merito della minorazione della infezione universale. Realmente paragonando le pitture lasciateci dai Cumano, Aquilano, Leonice-no, Torrella, Pintor, Benedetti, Cataneo, De-Vigo, De-IIutten ec... fiorenti tra il i/j-94 e 1^20, con


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Sulla storia de' mali venerei
Lettere
di Domenico Thiene
Missiaglia Editore
1823 pagine 303

   

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