Sulla storia de' mali venerei di Domenico Thiene

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      apici rappresentano altrettante spugnette, il morbo non oltrepassa l'arino: è coperta la cute dalle cicatrici, che indicano la di lui sede; d'ordinario il prin* cipio esordia dalle parti oscene, indi si diffonde per tutto il corpo. Ne furono attaccati a preferenza gli adulti uomini, e donne; col contatto si propaga ai vicini; invase poco fa la Spagna fin allora illesa. Io raccapricciai, quando al nostro smontare di nave, ed all'entrare in Barcellona, città floridissima di Spagna, m'incontrai in molti di quegli abitanti infetti dal morbo. Interrogandone li medici, co' quali quasi e-sclusivamenle in tutto quel mio viaggio ebbi commercio, mi risposero unanimi, che quella nuova lue era stata portata dall' infame Gallia. In sulle prime io la ho creduta il tumore ulceroso di Avicenna, cioè il Safoti ; il volgo assicura, che i Francesi lo chiamano il male di san Mento, di cui era infetto quel santo in sua vita (128) ".
      Nicola Massa, che scrisse un trattato classico, fino dal 1607, dice che il morbo gallico è malattia per noi nuova, nella quale spessissimo compariscono pustole differenti ed altre deformità cutanee, e dolori alle membra, e posteme dure, ed ulcere maligne; che in alcuni si combinano tutte queste cose, in altri no, ma unicamente le pustole o le deformità, o i dolori, o le posteme : oppure si combinano le pustole coi dolori, o i dolori colle posteme, o colle ulcere, che procedono dalle ulcere, dai postemi ec... Che alcuni pensarono che gli attaccati fossero stati infetti per via del coito : ma questo essere contrario all' esperienza


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Sulla storia de' mali venerei
Lettere
di Domenico Thiene
Missiaglia Editore
1823 pagine 303

   

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