Sulla storia de' mali venerei di Domenico Thiene

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      Il famoso viaggiatore Buonaccorso Pitti del i377 scrive di essere stato ridotto quasi alla morte per febbre, e per due grosse anguinaje, di cui potè liberarsi a furor di sudori procuratisi stando per sei settimane in una stufa secca (119).
      Due bubboni in un giovine e libertino viaggiatore, e guariti con una cura sudorifera, quale altra idea risveglierebbero a' giorni nostri più ragionevole di quella di bubboni venerei ?
      Francesco Villon, poeta francese fiorente alla metà del secolo XV, descrivendo varie sorti di laidezze annovera come conseguenza di quelle le ulcere, i porrifichi, gli erpeti dell'ano, le impurità delle meretrici ec.... Che più ? egli fa trapelare la idea dell' uso del mercurio sublimato che vi si adoperava: anzi sembra indicare che perfino vi esistesse una tassa per castigo di quelle eh' erano infette (120).
      Non sembra putire di sifilitica la malattia, che dopo lunghi travagli ridusse finalmente al sepolcro il libidinoso Ubertino da Carrara principe di Padova nel i3g5 natagli nell' organo genitale a colpa de' suoi eccessi venerei? (121).
      Quel Pacifico Massimo, di cui si è parlato altrove, oltre di aver conosciuta la scolazione sembra del pari aver conosciute anche le ulcere dicendo : quali ulcere non presenta sulla impura bocca il marcioso Priapo ? (122).
      Benché notissimo è però tropp'o interessante per non doversi ommettere il quarto articolo del famoso decreto di Giovanna Prima, regina di Sicilia e di


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Sulla storia de' mali venerei
Lettere
di Domenico Thiene
Missiaglia Editore
1823 pagine 303

   

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