Sulla storia de' mali venerei di Domenico Thiene

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      8ofichi. Altrove egli stesso indica abbastanza la origine impura di tali fichi, e de' vizj deformi, che aveva Lesbia intorno all' ano (88).
      E lo scioglimento del voto fatto a Priapo da incerto, ma antico autore, non accenna vizj impuri del pene meritevoli della mano chirurgica? (89).
      In somma chi conosce i satirici dell' antichitā non abbisogna di ulteriori citazioni, che d'altronde non ne mancherebbero moltissime. Anzi volendo fare un parallelo tra i satirici anteriori alla pretesa comparsa del morbo gallico, e i satirici posteriori alla medesima, risulta che appresso questi ultimi non si parla di simili vizj nč con maggior frequenza, nč con maggior chiarezza di quello che hanno fatto i primi (90^). La scarsezza adunque, e la superficialitā de' cenni su questo proposito riscontrata presso gli antichi non vale nemmeno per piova negativa contro 1' antichitā del morbo.
      Ma ritorniamo ai medici, come uomini della materia. Celso, sia che lo si voglia medico, sia maggiormente che lo si voglia compilatore de' medici greci, sotto il nome di Figetlo ci dā 1' idea del bubbone venereo. E qui si rifletta di passaggio eh' egli dice, che la plebe romana chiamava tal malattia col titolo di pane per la similitudine di sua figura. Nel Fimio poi, e nei Fimi proprj del membro descritti da lui si riscontrano espressi gli odierni por-rifichi. Inoltre conosceva le ulcere del ghiande, e del prepuzio: non basta; conosceva il Fimosi, ed il Parafimosi, che le susseguitano; non basta ancora;


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Sulla storia de' mali venerei
Lettere
di Domenico Thiene
Missiaglia Editore
1823 pagine 303

   

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