Sulla storia de' mali venerei di Domenico Thiene

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      costumanza, che si trova in tanti altri di quei paesi. Al Geylan v'è più rigore, mentre nessuno ardisce dì avvicinarsi alle case delle donne mestruanti, le quali devono perciò avvertirne il pubblico, astenersi dall' entrare nelle Pagode, come parimenti devono astenersene gli uomini, che abitano con donne mestruanti. I Negri d'Issiny non solo si separano dalle loro donne, ma le rilegano in una capanna piantata cento passi lungi dal villaggio, e colà le provedono dell'occorrente per tutta l'epoca delle purghe. Le Maomettane della classe delle Panefite non possono fare le loro orazioni per dieci giorni, e quelle delia classe delle Schafite per quindici, quando si trovano nelle loro regole, perchè dicono quegli abitanti ; bisogna essere puri per comparire innanzi a Dio. Ai Samoje-di le donne mestruate si calcolano tanto schifose, che devono passare più volte sopra il fuoco, e profumarsi con castoreo : nè possono o cucinare, o porgere cosa alcuna ai mariti. I Calmuki sono più discreti giudicando impure le maritate, e non le nubili.
      E chi non sa come la pensassero i Romani su tal proposito ? Lucilio mostra sì nefanda idea del sangue mestruo, che mette Ximbulbinare a paralello dell' imbulbitare, Lucano non contento di dargli l'orrendo nome di virus lunare lo giudica una miscea di quanto la natura ha creato di venefico. Plinio, che amalgamò le gioje della fisica col fango della popolare superstizione, ci presenta un quadro cosi terribile della malignità del sangue mensile, che supera quella del veleno più micidiale, dicendo, che esso fa


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Sulla storia de' mali venerei
Lettere
di Domenico Thiene
Missiaglia Editore
1823 pagine 303

   

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