Sulla storia de' mali venerei di Domenico Thiene

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      negli altri molti paesi della Spagna, pe' quali passarono trionfalmente, finché alla metà di aprile arrivarono a Barcellona?
      2. Come mai né Colombo cotanto attento osservatore di ogni cosa, e specialmente dello stato di salute de'suoi compagni; né Pietro Martire, storiografo ministerialmente informato delle più minute circostanze di quell' avvenimento ; né Ernando del Pulgar, né Lucio Marineo Siculo, né Alonso E-stengues, cronicisti contemporanei, e biografi di Ferdinando e d'Isabella, né Resende gentiluomo di camera del re di Portogallo maestro de' principi reali, e storico di quella corte, testimonio del primo arrivo del nostro scopritore, come mai, ripeto, nessuno di questi fece il menomo cenno di tale infezione nella ciurma di Colombo?
      5. Come mai questi scrittori potevano osservare tanto silenzio sopra una malattia, che colpiva gli occhi di tutti, giacche in allora appunto ella si presentava sotto la forma di grosso vajuolo, e singolarmente sulla faccia ?
      4- Come mai lo scarso numero de' compagni di Colombo reduci dall' America, anche supponendoli tutti infetti, ha potuto esser bastante ad infettare tutto ad un tratto 1' intiera Europa? Tanta rapidità , che non sarebbe appena credibile di un contagio il più volatile, dovrà essere credibile del contagio venereo, che é dei lenti ?
      Andiamo, o Signore, ancora più avanti, ed analizzando la storia vediamo, se la causa abbia


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Sulla storia de' mali venerei
Lettere
di Domenico Thiene
Missiaglia Editore
1823 pagine 303

   

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