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Maria Stuarda
Tragedia in cinque atti
Federico Schiller
Editore Remo Sandron, 1925, pagine 171

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   ATTO TERZO
   SCENA T.
   Raccogliesse, pietoso, ima infelice.
   Anna Vane, vane speranze! Oli non vedete
   Ohe da lungi ne segue il sospettoso Occhio de' guardiani? TTno spietato, Tenebroso divieto ogni benigna
   Alma rimove dalla nostra via. Marta Credimi, o buona, non aprirò a ca,so Questi ferrei Cancelli : il lieve dono Emmi2- presago di maggior fortuna,. 70 Non erro io già se l'operosa mano
   Ne ringrazio d'amore. Ah sì! del conte Qui riconosco la possente aita. Vogliono dilatarmi a, poco a poco La, mia prigione, e dalle tenni cose 75 Lentamente avvezzarmi alle maggiori.
   Fin che risplenda la bramata, aurora Che le catene mi torrà per sempre.3 Anna Queste cose discordi unir non posso. V'annunziano la, morie, e poi vi danno 8(1 Elia, improvvisa libertà ! Che debbo
   Pensarne io mai? Ricordami pur troppo Che si tolgono i ceppi ai prigionieri Quando l'eterna libertà gli aspetta. (s'ode un suono di eaocia)
   Maria Odi un clanger di corno? Odi potente 85 Risonar la foresta e la campagna ?
   Oh. che non premo un corridore ardente, Né mi faccio de' lieti una compagna ! Cresce il fragor. Voce a, me nota e cara. Piena di dolce rimembranza amara! 90 Quante volte il tuo suono in cor mi scese
   Quando per la boscosa , alpina traccia Del mio nata! paese Impetuosa, tra,scorrea la caccia!
   2 Emmi : mi è.
   Ù ' Questa facilità nel cedere alle illusioni è in Maria, come firn f«-f/i i*> Hit+a lo anime infelici, oltre che umana, con-
   !