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Maria Stuarda
Tragedia in cinque atti
Federico Schiller
Editore Remo Sandron, 1925, pagine 171

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   90
   marTa stI- arda
   Per lo spazio del ciel 11011 va, perduta? Colà dove s'innalza e si dilata Il ceruleo vapor della, montagna, Confinano i miei regni ; E quelle nubi, che il meriggio attira, Cercano l'océan che Francia bagna,... O nugolette rapide e leggiere Peregrine dell'aria! Oh, potess'io Con voi venirne per lo cielo a volo ! Salutate cortesi in nome mio Quel benedetto suolo Della mia prima gioventù felice !
   10 son prigione, io son posta in catene, E non ho che voi sole a messaggiere.
   L' immense aure serene Voi libere scorrete, Ne di questa odiosa usurpatrice Sotto la cruda, tirannia gemete. 1 Anna La, libertà da molti anni negata, Cara dolente, a vaneggiar vi mena. Maria La pescareccia nave
   Lega 1111 mendico aliai vicina, sponda, Quel fragile stromento Mi potria, liberar se mi guidasse Alle amiche città. Poco alimento
   11 misero ne trae per la, digiuna
   Sua famiglinola ; ed io vorrei che gra ve D'immenso oro n'andasse. Una splendida presa egli farebbe Qual dai poveri flutti ancor non ebbe ; E troveria. l'incognita fortuna Nella rete infeconda, Se iiell' umile prora salvatrice
   1 Questo squarcio lirico, veramente ispirato, in cui Maria effonde la sua gioia per la libertà imprevveduta clic le è concessa, è molto opportuno e benissimo intonato allo spirito di essa e al momento e fa terribile contrasto con la scena 7T, nella quale avviene l'incontro con Elisabetta.