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Maria Stuarda
Tragedia in cinque atti
Federico Schiller
Editore Remo Sandron, 1925, pagine 171

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   ATTO TERZO
   SCENA I.
   ~m parte del parco. Ambo i lati sono folti di alberi: il mezzo s'apre in una vasta veduta che confina col mare.
   Maria esce correndo dal bosco. Anna la segue più lenta.
   Anna Farmi abbiate le penne; io non ho lena I >i seguitarvi ; rallentate il passo !
   Maria Lascia eli' io mi ricrei di questa nova Libertà ! eh' io diventi Un'allegra fanciulla, e tu m'imita ! Lascia che le veloci orare fuggenti Esercitando io mova Per la molle de' prati erba fiorita,. Son io dall'ombre uscita Dell'antica prigion? ne la profonda Fossa del mio dolor più mi circonda ? Oli ch'io disseti l'affannata lena Nell'aperta del cielo aria serena !
   Anna O mia dolce Maria ! Ci son di poco Le catene allungate, e non vedete La muraglia crii del che ne racchiude, Perchè l'ombra e le piante a noi son velo.
   Maria 0 verdi amiche piante, io vi ringrazio ! Voi colla fronde oscura Celate, o pie, le mura Del mio carcere amaro! Io vo' sognarmi E libera e beata : Perchè la. dolce illusion rubarmi? L'interminato spazio Del ciel non mi si gira Lietissimo d'intorno? e la veduta, Dai vincoli disciolta e dai ritegni,
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