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Maria Stuarda
Tragedia in cinque atti
Federico Schiller
Editore Remo Sandron, 1925, pagine 171

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   MARTA STI- ARDA
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   Tallio non parve rinverdir negli anni Quando fè cenno delle sue bellezze?
   Lkicisst. Perdonagli, o regina. Egli già tempo Le fu dato a custode, e queir astuta, ],lusingando, il sedusse.
   Elisab. è dunque il grido
   1 >ella vantata sua beltà verace? Udo tanto pregiar questo fantasma ( 'he m'invoglia d'averne una certezza. Adulano i pennelli, e menzognere Mono le lingue : io credere non posso Fuor olle a' soli occhi miei. Cliè mi guardale In atto di stupor?
   Lkicest. Nel mio pensiero
   Con Maria ti raffronto. A te no 'L celo; Se per caso avvenisse, e di nascosto lo godrei ili vederti al paragone Colla Stuarda. Il tuo pieno trionfo Solo allor tu vedresti. Una, rivale I >i vergogna coperta, e persuasa Cogli stessi occhi suoi (uè dell'invidia, ( lettini!, più sagaci occhi vi sono), Ohe tu l'oscuri in nobiltà di forme, Come la vinci per immenso tratto Nelle virtù dell'alma e della, mente.
   Elisab. Ella è d'anni minor.
   Lkicest. D'anni minore?
   L'apparenza no '1 dice. Avi-au le angosce Affrettata, l'età. — Come crudele Saria per la superba, or che'il sorriso Dell'umana speranza a lei s'invola, Vederti in nuzlal abito avvolta, Sposa al prence di Erancia, e sul cammino D'un beato avvenir! Poiché la folle Tanto va, gloriosa e superbisce I'er le nozze francesi, e tuttavia D'implorar non rimane i poderosi Soccorsi di quel regno.
   Elisab. (con finta noncuranza) Ognun mi stanca