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Maria Stuarda
Tragedia in cinque atti
Federico Schiller
Editore Remo Sandron, 1925, pagine 171

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   ATTO SECONDO — SCENA Vili. 79
   In tutto il raggio della sua bellezza : L'amor, la gioventù, la leggiadria Ripresero' i suoi dritti: il coiti, il core. 70' Non più la fredda ambizìon decise ;
   E sentii qual tesoro avea perduto.
   10 la vidi, atterrito, in un abisso
   Per mia col]>a sommersa, e in sen mi nacque
   11 potente desio di liberarla,
   soo Di possederla : la fortuna amica
   Un soccorso additommi onde svelarle La mutata mia mente; e in questo foglio .M'assicurai cortese il suo perdono. E col perdon la tenera profferta so', Di darsi in caro premio alle mie braccia Liberatrici. Mortim. Ma fin ora, o conte,
   Nulla imprendeste che giovar la possa. Lasciaste proferir la sua condanna, E la vostra s'aggiunse all'empie voci Che la vogliono morta. Era bisogno D'un prodigio di Dio : che me, nipote Del suo custode, penetrasse un raggio Di verità; che il provveder divino Preparasse sul Tebro 38 e in Vaticano 81r' L'ignoto redentor; poiché senz'osso Schiudersi non potea la sventurata Un eamniin fino a voi. Leicest. Quante, per questo,
   Quante angosce io sostenni !' Ella fu tratta Dal castello di Tallio39 a Forteringa : E commessa, per colmo, alla severa Guardia di vostro zio. Tutte mi furo Le vie precluse; e fingermi convenne. In faccia ai sospettosi occhi del mondo.
   'Is Preparasse sul Tehro : sul Tevere, eioè in Roma. 39 Dal Castello di Talbo : dal Castello di ('ha ri lei/, appaile nenie al conte Talbot, dove Maria era stala condotta verso la fi»e di dicembre del 1585.