atto secondo -- scena vi il
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Mertate. o cavaliere?
Mortim. (guardandolo in egual modo) 15 voi?
Vi rimando., o signor. [l'inchiesta
Leu est. Voi mi dovete
Favellar in segreto.
Mortim. Una, franchigia
Che possa osarlo.
Leicest. Chi di voi m'accerta?
Non v'offenda il mio dir; ma. due sembianze Assumere vi piace in questa corte. L'una, è certo bugiarda : or quale adunque La sincera sarà?
Mortim. Non altrimenti
Vi presentate agli occhi miei.
Leicest. Chi dunque
Primamente favella e si confida?
Mortim. Ohi meno arrischia.
Leicest. Siete voi !
Mortim. Voi siete.
Perocché l'atterrarmi all'uom seduto In altissimo grado, all'uom potente, Lieve impresa saria; ma che varrebbe Contro l'aura e il favor che vi circonda La mia debole voce?
Leicest. Oli quale inganno!
Forte in tutto qui son, ma nella cosa Che porrò nel fedele animo vostro Mi conosco un imbelle, e dall'altezza Può riiinarmi la più vile accusa.
Mortim. Poiché tanto s'abbassa agli occhi miei Il più grande de' grandi, e mi confessa Una tale umiltà, di me medesimi Voglio sentir più nobilmente, e dargli Un esempio, d'ardire e di grandezza....
Lek 'est. Se precedete io seguirò.
Mortim. (gli porge la lettera di Maria) Maria Questo foglio vi manda.
Leicest. (sbigottisce e prende rapidamente il foglio)
Oli più sommesso