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Maria Stuarda
Tragedia in cinque atti
Federico Schiller
Editore Remo Sandron, 1925, pagine 171

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   MARTA STI- ARDA
   Troveremo mi accordo. Or mi lasciate. (¦partono. — A MortimerJ Morti mero ! appressatevi.
   SCENA V.
   Elisabetta. Mortimkit.
   Elisab. (dopo averlo attenta me ah considera I o )
   Nel fiore Della età palesaste un'assoluta Signoria di voi stesso, un ardimento l'nico o raro. Chi per tempo apprese L'arte del simular, per tempo ottiene La stima delle genti, e si raccorcia Non pochi anni di prova. A grandi cose 11 destino vi chiama : io lo predico ; E questo lieto vaticinio io stessa Posso avverarvi. Morti ai. TI braccio mio, me tutto
   Consacro, inclita donna, a' cenni tuoi. Elisab. I nemici del regno a voi son noti. Eterno è l'odio che m'haii posto ; eterne Le congiure di stingile. Iddio m' ha salva. Dagl'iniqui fin or: ma la corona Sempre vacillerà sulla mia fronte Sin che vive colei che di pretesti ( malvaggi fornisce, e n'alimenta Il fanatico /.(do e le speranze. Mortim. Un tuo cenno la spegne. E li s ab. Ah, Mortimero!
   Io mi credetti guadagnar hi meta, IO ne sono alle mosse. Abbandonai, Per non bruttarmi di congiunto sangue. La temuta colpevole alle leggi. Pronunciato è il giudizio. Or che mi giova? L'eseguirlo è hi somma;31 e dal mio labbro
   31 La somma: la difficoltà.