ATTO SECONDO -- SCENA 111
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Mortim. È ver: colore
«so Simulato ne diedi. A tal mi spinse
I)i giovarti desìo!
Elisab. (a Paulet che le porge una carta)
Che mi porgete?
Paui.et l'no scritto, o regina, a te diretto Dalla mia prigioniera.
Cecilio (cercando impadronirsene) A me quel foglio!
I'aui.et fio con segna ad Elisabetta)
Chieggo il vostro perdono. 10Ila m'ingiunse Di consegnarlo nelle sacre mani Della nostra sovrana. A suo nemico La Stuarda mi tiene, e pur non sono Che de' suoi vizj. Volontier consento Nelle lecite cose a satisfarla. (Elisabetta prende lo scritto, e. mentre legge, Mortimer e Leicester si [tarlano segretamente)
Cecilio (a Paulet) Che può mai contenersi in quello Inutili preghiere e querimonie [scritto?
Che dal tenero cor d'Elisabetta Rimovere si denno.
Paulet In quello scritto
Ella chiede un colloquio 21 alla regina ; 475 Me ne disse il tenor.
Cecilio (pronto) No!
Talbo Che ragioni
D'impedirglielo avete? TO forse ingiusta La sua preghiera?
23 Ella chiede un colloquio ecc. : Xon è storicamente esatto. L'ultima lettera ohe Maria scrisse a Elisabetta è del lì) dicembre 1586 e in essa non chiederà affatto un colloquio, ma. Siccome riteneva che fosse imminente l'esecuzione della sor tema, che le era stata comunicata il 10 di novembre, implorava che questa esecuzione non. avvenisse senza un ordine
espresso di lei e che fosse permesso ai suoi famigliari di assi sterri.