ATTO SECONDO -- SCENA 111
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SCENA I V.
I precedenti. Pallet. Mortimer.
Elisab. (a Paulet che s'avanza) Nobile cavalier, che ne recate?
Pait-et Magnanima sovrana ! il mio nipote, Che tornò 11011 lui guari211 in Inghilterra «o Da' suoi lunghi viaggi, a te si prostra,
E la sua fede giovami ti giura. Ricevilo benigna, e gli consenti Crescere al raggio della tua clemenza.
Mortim. (piega il ginocchio)
Viva molt'anni la regal mia donna, E di gloria si cinga e di fortuna !
Elisab. Alzatevi, signore ! e benvenuto Dal non breve cammino in Inghilterra. Voi correste la Francia, e, visitata L'antica Roma, soggiornaste in Remine. 480 Ditemi che si trama a' nostri danni Dai comuni nemici?
Mortim. Un Dio li sperda,
E ritorca lo strai che ti lanciàro All' infame lor petto.
Elisab. E non vedeste
Lo scozzese Morgauo? e quell'eterno 435 Fabro d' insidie il vescovo di Rosse?
Mortim. Gli scotti fuorusciti io vi conobbi Che movono da Remine il tradimento A ruina¦ dell'Anglia. Io m'intromisi Nella, loro fiducia onde scoprirne 4I' 1 raggiri segreti.
Pallet. Arcani fogli
necessità, per cortigianeria e per far dispetto a .Cecilio. Elisabetta, mwnifestammU . propende per quello di Cecilio, il quale ne interpreta veramente il sentimento e la volontà. 20 non ha guari: non è molto tempo.
Schiller. — Maria Stuarda. 5