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Maria Stuarda
Tragedia in cinque atti
Federico Schiller
Editore Remo Sandron, 1925, pagine 171

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   MARTA STI- ARDA
   Elisab. Glie brama ancor, che vuole
   L'Anglia. da. me? Cecilio Della Stuarda il capo !
   Se t'č caro, o gran donna, assicurarne Della comune libertą l'acquisto, E la luce del vero a tanto prezzo Da noi mercata, la Stuarda pera ! Se tremar non dobbiam sulla tua. cara Vita in eterno, la Stuarda pera ! — Non pensano i Britanni, e tu lo sai, Tutti ad un modo. All'idolo di Roma Molti chiusi seguaci offrono incensi, E d'ostili pensieri e di vendette Alimentano i petti. Essi a Maria Portano il core, e stringono legami Cogli antichi implacabili avversa,rj Dell'augusto tuo nome, j. Lorenesi. Un'acerrima guerra, occultamente Condotta per astute arti infernali, Si giurņ contro te nelle furenti Loro congrčghe. A Remine 11 e nelle case Del vescovo di Rosso, č la. fucina Dove indefessi affilano i. pugnali. Insegnando alle genti il regicidio. Di colą n'avviąro i lor sicarj,
   I fanatici audaci in mille vesti Ravviluppati. Di colą gią mosse
   II terzo traditore; 12 e quell'abisso Inesausto d'insidie e di misfatti Sempre'nuovi nemici a te feconda.
   - Ma la furia crudol di questa guerra.
   11 A Remine ecc. : V. Atto 1, n. 35.
   12 II terzo traditore : Forse il prete Giovanni Ballarci. (ģli altri due sarebbero Perry e Babington, V. Atto I, n. 8 e 9. Il poeta separa dalla congiura del Babington tanto il Ballard, quanto, come vedremo nell'atto V, il Sąuvage, mentre vi ebbero parte e perirono insieme col Babington.