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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincie di Reggio Calabria - Catanzaro - Cosenza
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1900, pagine 258
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l'arie Quarta — Italia Meridionale
Fig. 32. — Cassano al Jonio : Antico castello.
genovese (fig. 32). Da quel castello vasta e stupenda veduta, come quella che comprende la pianura e la marina e si addentra a sud fra la catena tirrena e la Sila sino in fondo alla valle del Grati, molto di là di Cosenza. Rinchiuso fra una gran rupe che gli vieta di espandersi a bell'agio sul pendìo della montagna, Cassano si aditua nella pianura e vi si inoltra in punta fra gli aranceti di una frescura deliziosa. La pittoresca torre romana vuoisi fosse il luogo donde fu scagliato il sasso che uccise T. Alt ilio M l'Ione che assediava la città per Pompeo, più noto per la famosa orazione Pro Milane di Cicerone. Essa porta sempre il nome di Torre di bidone.
11 territorio di Cassano al Jonio, fertile e ben coltivato, produce grano, granone, vino abbondante e squisito, cotone, miele.
Acque minerali. — Vi sgorgano cinque sorgenti d'acqua solforosa con temperatura di 24 gradi ed assai frequentate. Queste sorgenti e lo stabilimento balneario annesso sono di proprietà privata.
Genni storici. — Cassano al .Tonio rappresenta l'antica Cosa (che poscia, coll'andar del tempo, fu Cosano e Cassano) città dei Pelasgi-Enotrii, colonizzati in seguito dai Sibariti, in cui il suddetto T. Annio Sidone, genero ili Siila, avversario di Clodio e diente di Cicerone, pose fine, ili lina lotta oscura, alla sua carriera di avventuriere, tentando di rialzare la bandiera di Pompeo nel mezzodì d'Italia. Del rimanente, Cosa non era situata precisamente sul medesimo luogo dell'odierna Cassano. Se ne \eggono le rovine assai estese, consistenti in costruzioni romane, alcuni chilometri piti al basso nella valle ed assai vicino all'attuale stazione ferroviaria di Sibari e fuvil chi le scambiò erroneamente per le rovine di Sibari stessa, il che è assolutamente insostenibile, come or ora vedremo. La città si traslocò probabilmente iu alto, in un luogo più difendibile dopo la sua duplice distruzione pei Saraceni nel 1014 e 1031.