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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincie di Reggio Calabria - Catanzaro - Cosenza
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1900, pagine 258
Mandamenti e Comuni del Circondario di Castrovillari
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dei Cistcrciensi si mostrò sempre fieramente avverso all'Ordine di Flora e alla memoria del suo fondatore.
< L'abate Gioachino morì nel 1202 durante una visita al monastero di San Martino di Canale e il suo corpo fu riportato a San Giovanni in Fiore. Lasciò molti scritti, la pili parte profetici, di cui i principali furono pubblicati scorrettamente a Venezia fra il 1507 e il 1517; ma le predizioni sui papi, pubblicate sotto il suo nome a Colonia nel 1570 e a Venezia nel 15S9, sono apocrife al certo e voglionsi attribuire a qualche francescano del secolo XV. Parecchi degli scritti dell'abate Gian Gioachino furono condannati per gravi errori di dottrina, fra gli altri Sull'Essenza della Trinità da Innocenzo III nel Concilio Laterano, da Alessandro IV e dal Concilio di Arles nel 1260. Onorio III al contrario, in una Polla del 1221, gli conferisce il titolo di servitore di Pio e Clemente IV ne decretò, nel 1350, la beatificazione. 11 suo culto fu stabilito in Calabria, ove celebrasi la sua festa il 26 maggio.
< Il fondatore dell'Ordine di Flora aveva, dicesi, annunziato che la sua Congregazione non avrebbe durato a lungo e infatti, nei primi anni del secolo XVI, essa fu riunita all'Ordine dei Cistcrciensi, di cui era stato uno smembramento. La badia di San Giovanni in Fiore fu allora convertita in commenda dai viceré spaglinoli. Nell'anno 1536 essa apparteneva, con questo titolo, a Salvatore Ilota, patrizio di Napoli, il quale deliberò d'istituirvi, col permesso del viceré Don Pedro di Toledo e sotto la protezione del beato Gian Gioachino, un asilo per coloro che volevano sottrarsi alle durezze delle giurisdizioni baronali >.
Tal fu l'origine dell'odierna città di San Giovanni in Fiore. Compulsando i registri delle imposte si vede che il periodo del suo incremento principale fu fra il 1595 e il 164S. Gli orribili patimenti cagionati dalla grande insurrezione del 1647 resero allora grandemente preziosi i privilegi di cui godeva questa terra d'asilo.
Ai dì nostri i fratelli Bandiera, sbarcati in Calabria il 16 giugno 1S44, furono raggiunti, per tradimento del Boccheciampe, a San Giovanni in Fiore dalle truppe borboniche e, sopraffatti dopo breve combattimento, furono fatti prigionieri. Presso la fontana della città fu fucilato il Miller, uno dei compagni del Bandiera.
Coli, elett. Spezzano Grande — Dioc. Cosenza - P5 c T, locali, Str. ferr. a Strongoli.
Mandamento di SAN MARCO ARGENTANO (comprende 4 Comuni, popol. 14.390 abitanti). — Territorio vasto, per molta parte in montagna, all'estremo nord-ovest del circondario, bagnato dai fiumicelli Fellone e Malosa confluenti di sinistra del Crati, ferace in granaglie, olio, vino, frutta d'ogni sorta, con ottimi pascoli e bestiame e con boscaglie che producono molta legna.
San Marco Argentano (4869 ab.). — Siede a 430 metri d'altezza sul livello del mare e a 39 chilometri a nord da Cosenza, sul dorso d'un monte detto Magno, con orizzonte vastissimo e in aria salubre. Tre chiese, una delle quali concattedrale con quella di Bisignano. Città episcopale; la sua industria principale consiste nell'allevamento dei maiali e nella preparazione delle loro carni. Secondo gli scrittori calabresi ebbe il nome di San Marco per esservi capitato quest'apostolo e il nome antico di Argentanum gli venne dalle vene di minerale argentifero che incontratisi nelle sue vicinanze e che furono coltivate nell'antichità. Questa città, ora sì poco nota, ha un passato storico e fu una delle culle del dominio normanno, come si vedrà dai seguenti
Cenni storici. — Quando Roberto Guiscardo o Viscardo, sestogenito di Tancredi di Hauteville (Altavilla), venne dai dintorni di Coutances in Francia a raggiungere i suoi fratelli a Melfi, fu male accolto da essi, sì che egli andò in cerca di fortuna in quella parte della Calabria che addimandavasi a quei tempi Vallis Gratae o Valle-gratania, vale a dire nella valle del Crati. Là ei trovò, sull'altura di San Marco Argentano. una posizione inoccupata e propizia ai suoi disegni, la munì di palizzate e,