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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincie di Reggio Calabria - Catanzaro - Cosenza
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1900, pagine 258
Provincia di Cosenza
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insenatura più occidentale del golfo di Taranto. Poco prima di entrar in mare riceve il Coscile; a Sibari, elio viene da nord-ovest, riceve le acque del piovente sud di monte Pollino, lascia a sinistra Castrovillari, passa a sud di Cassano e si scarica nel Crati a sud-est dell'antica Sibari. Il Coscile è ingrossato da molte correnti discendenti dall'A pennino, fra cui l'Esaro. Il Crati ha un corso lungo e impetuoso nei circondari di Cosenza e Castrovillari. Dopo Cosenza le sue acque allagano tnllìata qualche tratto di valle e stagnano corrompendo l'aria.
Dai monti infine che staccatisi dalla Sila verso nord scendono alla costa del golfo tarantino varii torrenti, fra i quali il Col agnati, che scorre a qualche distanza dalla città di Rossano, e il Trìonto, passante per Longobncco, che dà il nome all'adiacente capo Trionfo. Questo fiume va celebrato nell'istoria antica per la sanguinosa sconfitta sulle sue sponde dei Sibariti pei loro rivali i Crotoniati, sconfitta che trasse con sè la distruzione della città di Sibari nel 510 av. C. E singolare che le sponde di un fiume, già scena di tal catastrofe, fossero poi scelte a sede dagli avanzi dei Sibariti espulsi dalla nuova colonia di Turio poco dopo la sua fondazione. Essi non vi rimasero però a lungo, come quelli che furono espulsi o passati a fil di spada dai barbari vicini.
Prodotti agrari e industriali. — La provincia di Cosenza è agricola in sommo grado. Il suo territorio si può dividere in tre zone: montagnosa, collinosa e in pianura. Alla prima, selvosa con pascoli e pochi cereali, appartiene la grande foresta della Sila; l'industria predominante è la pastorizia e il far legna e gli abitanti sono fra i più robusti delle Calabrie. Nella zona coltivata in collina prosperano l'ulivo, la vite, gli alberi da frutta e in parte i cereali e i legumi, e nella pianura le colture principali sono le erbacee, l'ulivo in minore estensione, gli agrumi, il pascolo con qualche tratto incolto e boschivo. La bachicoltura fiorisce segnatamente nel circondario di Cosenza, e in quello di Rossano gli agrumeti danno ottimi frutti. Degli olii pregiami particolarmente quelli di Amantea, di Casignano, di Altomonte e dei vini quelli generosi di Castrovillari — il cui territorio è in gran parte coltivato a vigneti — di Girella, di Diamante coi moscati di Saracena.
Ai prodotti agrari voglionsi aggiungere quelli del bestiame bovino, ovino e suino numeroso, come in qualsivoglia altra provincia. Della lana una parte si adopera nella fabbricazione locale di ruvidi pannilani e parte si esporta nelle provincie di Lecce e di Salerno. Anche del lino e del cotone è assai attiva la coltivazione e la fabbricazione. L'apicoltura ha qualche importanza nel territorio di Cosenza, maggiore assai nei territori di Acri, Aprigliano e Scigliano nel medesimo circondario.
Un'industria particolare e di non poca importanza per la provincia è quella della liquirizia, la quale, si ricava dalla pianta omonima, abbondante, segnatamente lungo le sponde del Crati, dove cresce spontanea. Dal frassino a foglie tonde si estrae a Rossano molta manna, sostanza dolcigna quasi resinosa, che si usa come purgante.
Era le altre industrie secondarie sono da ricordare alcune fabbriche di sapone e di cera e quella di corde armoniche in Cosenza.
Il commercio attivo comprende tutti i prodotti agrari e industriali, principalmente l'olio, il vino, il legname, la lana, i salumi, le pelli e frutta seccate, i fichi principalmente di cui grande è l'esportazione.
Miniere — Nella provincia di Cosenza, oltre le cave di granito e di bellissimo travertino, che serve alle costruzioni, rinvengonsi 111 alcuni luoghi marmo, mica, lignite e scisti. Nel territorio di Longobucco, in circondario di Rossano, coltivatasi anticamente una miniera di galena argentifera, aperta sotto gli Svevi ed abbandonata verso la metà del secolo NVI; e nelle adiacenze di Paludi, nel medesimo circondario, una miniera di salgemma, aperta sin dal 1810 e poi abbandonata. Nel territorio di Lungro, circondario di Castrovillari, è attivata dal Demanio la salina di Altomonte, antichissima e già coltivata dai Romani.