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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincie di Reggio Calabria - Catanzaro - Cosenza
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1900, pagine 258
Mandamenti e Comuni del Circondario di Monteleone dì Calabria
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tanti altri crocefissi, a Michelangelo, il quale, se fosse opera sua tutto quel che gli si affibbia, avrebbe dovuto vivere assai più di quello clic visse.
La leggenda pretende anche che una statua marmorea di San Nicolò, patrono della Cattedrale, estratta dai Francesi dalle rovine dell'antica e collocata nella sagrestia della nuova, sia stata scolpita sotto la direzione del Buonarotti. Manco male! ina questa è pur sempre una statua poco bella, quantunque regalata, come reca l'iscrizione, nel 1541-, dal vescovo Quinzio De lìusticis di Roma, che la pagò caramente.
I prodotti principali di Mileto consistono in granaglie, vino, frutta, ecc. Vi si fabbrica anche del sidro, che estraesi da vasti politeti.
Cenni storici. — Mileto vuoisi, per assonanza forse del nome, edificata dai Milesii in memoria della loro patria M(Xt,tc;, o Miletos, abbandonata in Grecia. Fu la residenza prediletta del gran conte Ruggero di Sicilia, che tolse dal tempio di Proserpina le sùddescritte diciotto colonne marmoree per ornarne l'abbazia della Trinità da lui fondata. Molti fra gli eventi più importanti della sua vita furono compiuti a Mileto. Egli vi sposò, nel 1003, Ereinberga; il re Ruggero, suo figliuolo dalla seconda moglie Adelaide, nacque a Mileto e a Mileto morì egli stesso in età avanzata, nel 1101, giuntovi per assistere suo nipote a sottomettere la Calabria. Egli e la suddetta sua prima moglie Ereinberga furono seppelliti nella chiesa abbaziale in due antichi sarcofaghi, che furono trasportati nel Museo nazionale di Napoli. Le rovine ili questa abbazia stanno in un vigneto sopra un'eminenza e consistono di porzione delle mura massiccie della chiesa, ch'era grande e ili forma di croce latina. Solivi anche avanzi del palazzo Vescovile, della Cattedrale e della cappella di San Martino, in cui fu seppellito uno dei figliuoli del conte.
Mal saprebbesi determinare in qual tempo Mileto uscì dal regio dominio per essere data in feudo baronale. Tutto quel che sappiamo si è che, nel 1303, la signoria di questa città era nelle mani del famoso ammiraglio Ruggero di Lauria, il quale se ne era probabilmente impadronito a viva forza, del pari che fella vicina Nicotera, nella guerra dei Vespri siciliani. Nel 1310 noi la troviamo nelle mani di suo nipote Carlo di Lauria, ch'era signore in pari tempo di Terranova.
Non molto dopo Allieto divenne la sede di una contea importante nelle mani di ini ramo della famiglia Sanseverino. Come tutti i membri di questa stirpe potente, i conti di Mileto stavano in prima fila nel partito angioino.. Quegli che portava codesto titolo al termine del secolo XIV prese una parte importante nella guerra in favore di Luigi II d'Angiò contro il re Ladislao. Quando ebbe vinto il rivale Ladislao inviò il celebre condottiero Caiiiponeschi dell'Aquila a porre l'assedio a Mileto e il conte, fatto prigioniero, fu strozzato nelle carceri di Castel Nuovo a Napoli. Solo nel 1117 la regina Giovanna li restituì a Luigi Sanseverino la città e la contea di Mileto, che erano state confiscate.
Nuova confisca nel 1443 da parte di Alfonso, il quale diede Mileto a Cola de Atenis conte di Arena. Ma questi restituì per cambio la contea ad Antonio Sanseverino, in virtù di un accordo addotto nel 1455 per cura di Antonio Sorbilli, vescovo di Mileto.
Al tempo della spedizione di Carlo VIII nel reame di Napoli, Mileto apparteneva a Bernardino Sanseverino, principe di Bisignano, una delle colonne del partito angioino, l'ii dunque una delle città sulle quali appoggiavasi il dominio del re di Francia in Calabria, rappresentato da Stuart d'Aubigny, Il perchè Consalvo di Cordova andò, nel marzo del 1490, ad assediare Mileto con Luigi d'Aragona, nipote di Ferdinando 1 e cardinale della creazione di Alessandro VI. Mileto si difese strenuamente, ma fini per essere presa d'assalto. Il gran capitano, volendo dare un esempio, la pose a sacco, passò a fìl di spada gli abitanti che vi rimanevano e la arse da ultimo.
Quando il principe di Bisignano andò a Napoli a sottomettersi a re Federico ed a ricevere l'amnistia, Allieto fu uno dei feudi che gli furono restituiti. Ma, avendolo
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