Stai consultando: 'La Patria. Geografia dell'Italia Provincie di Reggio Calabria - Catanzaro - Cosenza', Gustavo Strafforello
Pagina (167/266) Pagina
Pagina (167/266)
La Patria. Geografia dell'Italia
Provincie di Reggio Calabria - Catanzaro - Cosenza
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1900, pagine 258
167
l'arte Quarta — Italia Meridionale
Garopoli e Calimero Molti' scrittori locali considerano codesti nomi antichi al paro delle repubbliche della Magna Grecia, ma non vi hanno prove che giustificano un'antichità sì remota. Sono però assai più antiche delle colonie epirote ed albanesi fondate nel secolo XV. Molti dei villaggi greci che circondano Sant'Eufemia e Mileto esistevano probabilmente prima dell'arrivo dei Normanni, del pari che molti altri sui colli ad est di Bagnara.
Venendo ora all'antichissima e famosissima Mileto — di cui recheremo più sotto l'istoria antica e moderna tn succinto — diremo che la città odierna ha un aspetto volgare con soli 2500 abitanti e 4010 il Comune compresi ì villaggi. Fu incominciata su un disegno dieci volte più vasto perla sua popolazione possibile, con piazze così estese e strade così ampie che si corre rischio, nell'estate, di esservi colti da un colpo di sole.
In queste piazze e lungo queste strade troppo atipia le case pigliano aspetto di casupole. D'altra parte queste sono disseminate di distanza in distanza lasciando vuoti fra se ampli spazi, sì che raro è trovarne due o tre che si tocchino. .Molte del resto non furono mai ultimate; erano state incominciate anch'esse in proporzioni troppo vaste e fu bisogno terminarle nell'istessa guisa. Altre sono semplici casolari contadineschi. Pongansi fra queste case un Seminario immenso, una grande e nuova Cattedrale di non bella architettura e a fianco ad essa un palazzo episcopale di enormi proporzioni, ecco Mileto. Direbbesi una città destinata ad essere grande, ma la cui costruzione appena incominciata fu interrotta ri' un subito da qualche causa ignota. Arrogi che india Ini in tuttociò che risalga oltre gli ultimi anni del secolo XVIII o del principio del nostro.
Gli è che l'odierna Mileto è una città di recente fondazione, la quale 11011 occupa nemmeno il sito della città del gran conte Ruggero. Quando questa fu atterrata dall'orribile terremoto del 1783 fu risoluto di riedificarla a circa 2 chilometri a ovest della sua area antica su terreni appartenenti al vescovo e al duca dell'Infautado in pianura e non più su 1111 promontorio fra burroni. I lavori ebbero principio nel 1784 e furono spinti attivamente negli anni successivi.
Sull'orlo della strada, in faccia all'ingresso della Cattedrale e.del palazzo Vescovile, sorgono 1 fusti enormi dei monoliti 111 utilati dal suddetto terremoto del 1783 e trasportati nella città nuova al tempo dei Francesi, vogliam dire delle diciotto colonne famose che ornavano la navata della cattedrale della Trinità del secolo XI nella città antica. Dopo il Barrio, che lo scrisse pel primo nel secolo XVI, si va ripetendo — osserva qui il Lenorniant — che queste colonne furono divelte dal gran conte Buggero al tempio «antico di Proserpina presso Ipponio, rimasto quasi intieramente ritto sino ai di suoi. E una tradizione, ma 11011 risale oltre il Rinascimento e non è fondata assolutamente sopra alcunché di autentico.
Le colonne sono antiche noti ha dubbio, dell'epoca imperiale romana, e dovettero essere raccolte fra le rovine della già descritta \ ilo Valentia, la più grande città antica della regione. Esaminandole attentamente si scorge che esse furono tolte a quattro edifizi diversi. Alcune sono di granito, altre di inalino cosidetto cipollino 0 cipollai-rio, altre in verde di Calabria ed altre finalmente in breccia africana, queste ultime della più grande dimensione. Il loro valore venale è considerevole, per cui sarebbe conveniente porle al coperto.
La nuova cattedrale dì Mileto è preceduta da air atrio con a fianco il campanile, alla cui base furono incastrati alcuni frammenti di bassorilievi antichi e meilievici, tratti dalle rovine della città antica, e il cui soggetto è molto controverso fra gli archeologi 11 tesoro della Cattedrale nulla offre di notevole, neppure 1111 avanzo «l'antica oreficeria. Tutti i vasi sacri, tutti i reliquiari sono moderai. Havvi soltanto 1111 Cristo in avorio assai bello, dono di re Ferdinando I al suo confessore, dal quale lo acquistò il vescovo Mincione, di cui diremo nei cenni storici. Lo si attribuisce al solito, conio