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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincie di Reggio Calabria - Catanzaro - Cosenza
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1900, pagine 258

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Mandamenti e Comuni del Circondario di Coirono
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   un bel frammento della strada lastricata di grandi pietre irregolari del ramo secondario della gran via Appi» che conduce va da Equus Tnt-icus d'Apnlia a Reggio lungo il litorale Jonio, partendo da Eraclea.
   Nell'altra contrada di Pialletta numerosi sono gli avanzi delle costruzioni romane. Nel 181-2 vi furono scoperti residui di terme romane. Vi fu riconosciuta l'area di un tempio e sca\i fortuiti nel 1818 addussero la scoperta di parecchie centinaia di monete romane di varii metalli rinchiuse in vasi e di un grande deposito di figurine in terracotta Parecchie statuette conservatisi ancora a Strangoli nella collezione del defunto conte Ignazio Giunti, collezione assai doviziosa ed estratta intieramente dalle rovine di Petilia (1).
   Non si fecero mai scavi nel territorio di Pialletta senza trarne fuori delle antichità. Nel gennaio e febbraio del 1880 la Commissione d'antichità della provincia di Catanzaro vi fece eseguire degli scavi che trassero in luce molti piccoli oggetti, che conservansi nel Museo provinciale ili quella città. Nella cosidetta Contrada Trouga pare vi avesse nn sobborgo (proasteion in greco) che scendeva sino al porto nel .Ionio.
   Queste rovine di Petiha hanno dato parecchie iscrizioni importanti, una fra le altre del VI secolo avanti l'èra nostra. E una tavoletta di bronzo contenente l'atto di donazione di una donna ad un'altra fatto in forma solenne al cospetto dei magistrati. In un sepolcro ellenico della stessa città, ma di data posteriore, scoperchiato fortuitamente dai contadini, fu rinvenuta unalamìnetta d'oro acquistata dal celebre archeologo inglese Giacomo Millingen con un'iscrizione diciferata da Franz, l'epigrafista berlinese continuatore del grande Corpus Inserìpiimmm Graecorum dì Poeckb.
   Parecchie altre iscrizioni scoperte nelle rovine di Petilia e conservate a Strangoli sono monumenti della sua esistenza municipale sotto gli imperatori. Sono in latino ed attestano che il greco era andato in disuso in quella città, come in tutta la regione adiacente per ricomparirvi sotto i Bisantini. Una di queste iscrizioni è la dedica di una statua a Traiano.
   Uomini illustri. — Nel secolo III dell'era di Cristo Petilia diede alla Chiesa il papa Sant'Antero, martirizzato nel 235 al principio del regno di Massimino dopo un pontificato di soli quaranta giorni. Egli è uno di quelli, dì cui il compianto grande archeologo ed epigrafista G. B. De Bossi ha rinvenuto l'epitaffio m greco nella cripta papale del cimitero di San Callisto. Il suo nome pare indichi ch'egli era di origine servile, probabilmente un liberto, come lo stesso Callisto.
   Ai dì nostri Strangoli diede i natali, nel 1823, al poeta e letterato Biagio Miraglia. Profugo in Torino, fu capo di divisione nel Ministero dell'interno, indi direttore degli Archivi in Roma e poi prefetto della provincia di Pisa. Studiò sotto Pasquale Galuppi a Napoli ; prese, nel 1848,una parte importante nei moti politici delle Calabrie e fu autore di diverse opere.
   Coli, elett. Cotrone — Dioc. Cariati — P2, T. e Str. ferr.
   Belvedere di Spinello (1285 ab.). — All'altezza di 340 metri sul livello del mare, a 18 chilometri a sud-ovest da Strangoli, sulla sinistra del Neto, presso la cima di un colle dirupato. Territorio ferace in granaglie, vino, foglia di gelso, con pascoli nelle parti più alpestri.
   Coli, elett. Cotrone — Dioc. Cariati — P2 a Casabona, T, a S. Severina, Str. ferr. a Strongoli.
   (1) Nel luglio del 1897 alcuni conladini mentre stavano scavando a poca profondila presso la stazione ferroviaria dì Strongoli, scoprirono una cripta. Credendo di trovarvi un tesoro, la demolirono intieramente e con stupore indicibile vi rinvennero invece gli avanzi di un cadavere, l'elsa di una spada, un anello e due vasetti. Credesi ora che quella tomba risalga ai tempi di Annibale e che il cadavere sia quello del console Marco Claudio Marcello, sopranomin ito la Spada dei Romani, il quale, còlto in agguato, l'u ucciso dai Cartaginesi presso Pelilia. 1 due vaselli credonsì i vasi lacrimalorii degli antichi.