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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincie di Reggio Calabria - Catanzaro - Cosenza
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1900, pagine 258
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l'arte Quarta — Italia Meridionale
Petilìa Policastro (5697 al».). — Sorge all'altezza di 431 metri sul livello del mare, da cui dista 23 chilometri e 42 ad ovest da Cotrone. Notevole il palazzo dell'arcivescovo di Salerno, che vi si suol recare nei mesi estivi. Opere pie; molti torchi da olio e negozi di granaglie e di legnami.
Acque minerali. —Vi scaturiscono tre sorgenti: due d'acqua sulfurea fresca ed una d'acqua ferruginosa, fresca del pari.
Cenni storici. —¦ Nella nuova nomenclatura ufficiale dell'Amministrazione e delle poste — osserva il Lenormant nella Grande Grìce(vol. II, p. 241) — a Policastro fu aggiunto, sulla fede erronea di Plinio e del Barrio, seguitato da Maralioti, Giaimone, Fazzello ed Ugltelli, il nome dell'antica Petilia situata invece sotto Strangoli, ove la troveremo con le sue rovine. Policastro del resto è, al certo, un luogo antico. La sua situazione straordinariamente forte, sopra un'altura scoscesa e di difficile accesso, entra perfettamente nell'orbita dei luoghi che solevano scegliere gli antichi Enotrii per costruirvi le loro città. Ma niun indizio permette di supporre quale ne fosse il nome antico. Quello che porta sin dal medioevo, Poh/castron, è di grecità bisantina.
Policastro fu, per avventura, l'ultima città che tenne le parti in Calabria dell'imperatore di Costantinopoli; dacché Roberto Guiscardo non se ne impadronì che nell'anno 1065. Ei ne cacciò gli abitanti greci per surrogarli cou coloni latini. La maggior parte della popolazione espulsa in tal modo riparò a Nicotera.
Nella divisione della Calabria fra Roberto e il suo fratello Ruggero, Policastro si trovò compreso, al paro di Cotrone, nella porzione del secondo. Nel 1095 la signoria di questa città fu data in dote a Fiandra, figlia del gran conte Ruggero, maritata a Coloniali, re d'Ungheria.
Nel 1290 la troviamo in possesso di Pietro Ruffo, conte di Catanzaro, a cui era stata data in dono da Carlo d'Angiò. Nel 1322 fu costituita in dote a Giovanna Puffo quando andò sposa di Goffredo Del Balzo, conte di Squillaee. La signoria di Policastro tornò un po' piti tardi ai conti di Catanzaro della famiglia Puffo e fu compresa, con l'eredità dei Ruffo, nei possedimenti d'Antonio Centiglia, il celebre marchese di Cotrone.
Dopo l'u Iti ina confisca dei costui averi, re Federico diede, nel 1496, Policastro ad Andrea Caraffa, nominato da lui conte di Santa Severina. Comperata in seguito dai Pigliateli!, la signoria di Policastro passò, sempre per vendita, ai Medici, graiiducln di Toscana, che la tennero per qualche tempo, e finalmente ai principi Della Rocca della famiglia Filoniarini.
Uomini illustri. — Policastro diede i natali a Fabrizio Caira, teologo erudito e canonico, che fu poi cardinale; a Dionisio Sacco, letterato; ai dotti giurisperiti Gian Battista e Francesco Serra: a Matteo Campana, segretario di Carlo d'Vngiò, e a Francesco Antonio Massa, segretario del re Alfonso d'Aragona.
Coli, elett. Cotrone — Dioc. Santa Severina — P2 e T. locali, Str. ferr. a Cutro.
Mesoraca (4000 ab.). — A 415 metri d'altezza sul livello del mare, da cui dista 19 chilometri e 4 a sud da Petilia Policastro, in luogo forte per natura, con alcune belle case e numerose vestigia d'antiche costruzioni, le quali non son però quelle di Hheutium immaginate, come osserva il Lenorinant, dal Barrio. Secondo l'usanza antica vi erano anticamente due accademie, dei lììsvetjlìatì e degli Addormentati. 11 villaggio dipendente da Mesoraca, denominato Arietta, come il vicino comune di Marcedusa (circondario di Catanzaro), sono occupati da colonie albanesi del secolo XV e vi si parla ancora quella lingua. Pietre marmoree sui monti; olio, vino, castagne e altre frutta, granaglie, legnatili dai boschi e pesca nei due 'iuinicelli Reazio e Vtrgan.
Cenni storici. Carlo 1 d Vngiò lo diede in feudo nel medioevo a Pietro Ruffo, conte di Catanzaro, dal quale passò al precitato Vtitonio Centiglia e successivamente