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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincie di Reggio Calabria - Catanzaro - Cosenza
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1900, pagine 258

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Cotrone
   133
   lusso o le mollezze della distrutta rivale. La sua popolazione divenne allora si numerosa clic la sua cinta fortificata, dovette, per contenerla, comprendere un circuito di 12 miglia romane (circa 17 chilometri e mezzo), attraversate nel centro dal fiume Ksaro. Essa era in quel tempo la città dell'Italia greca la più ricca, la più popolosa e la più potente. Taranto stessa, la famosa Taranto, non la pareggiava. Il suo territorio diretto e proprio comprendeva sempre i declivii orientale e meridionale del massiccio della Sila, con le città ili Filottefce a nord e Scillezio a sud. Le città indipendenti di Caulonia sul Jonio, di Terina e di Teinesa, sul pendìo dell'istmo scillaceo verso il Tirreno, tutte tre floride e ciascuna con un territorio d'una certa estensione, le riconoscevano la supremazia di una metropoli sulle sue colonie. A codesto impero, di cui era già padrona nel secolo precedente, Crotona aveva aggiunto, dopo d'avere distrutta Sibari, porzione dell'ampia eredità di quella città potente, la supremazia sulle città greche lungo il litorale del Tirreno, da Temesa al Lao, e il possesso del bacino del Grati.
   Come abbiamo già osservato, Crotona andava celebrata nell'antichità per la salubrità della sua situazione, a cui attribuivasi la gagliardìa dei suoi atleti e la bellezza sorprendente della sua gioventù e delle sue donne. Il sistema educativo che produceva questi risultati era probabilmente connesso strettamente alla scuola medica per cui primeggiava Crotona ai tempi di Erodoto, il quale afferma che i suoi medici erano i più valenti nella Grecia e, in un periodo posteriore, la scuola di Crotona serbava sempre la sua riputazione medicale a fianco di quella di Cos e di Gnido. Fra i medici più illustri di Crotona vuoisi citare Alcnieone, a cui si attribuisce la prima introduzione dell'anatomia, e Demodoco, che fu per qualche tempo medico di Corte di Dario re della Persia. La grande suddescritta influenza di Pitagora durante la sua dimora a Crotona addusse naturalmente una scuola numerosa di discepoli, molti dei quali perirono nei rivolgimenti politici che posero fine alla loro potenza nella città; mentre i rimanenti andarono dispersi in esilio. Giamblico ci ha tramandato una lunga lista di filosofi pitagorici nativi di Crotona; ma i due nomi veramente salienti fra essi sono quelli del suddetto xUcmeone e di Filolao.
   Nella grande epoca dell'arte le fonti letterarie non recano più nomi d'artisti cro-toniatì. Gli è soltanto dalle monete, di una bellezza meravigliosa, che noi possiamo formarci un concetto dei progressi della plastica a Crotona; ma esse ne porgono un'idea favorevolissima, come generalmente tutte le monete della Magna Grecia. Per contro quel cli'ò attestato dagli antichi scrittori sono le spese ragguardevoli che i Crotoniati sapevano fare per attirare dall'estero i grandi artisti, adoperandoli nell'abbellire gli edifizi sacri della loro città. Per tal modo il celebre Zeusi di Eraclea — il Raffaello dell'antichità — fu invitato a Crotona, ove dimorò qualche tempo per ornare coi suoi dipinti il tempio famoso di llera Lacinia, in cui dipinse, fra le altre cose, i! suo capolavoro Elena di Troja, togliendo a modelle le fanciulle più leggiadre della città. Ne cantò l'Ariosto in quella bella ottava dell' Orlando Furioso (c. si, 75):
   E, se fosse costei nata a Cotrone, Quando Zeusi l'immagine far volse, Che por dovea nel tempio di Giunone, E tante belle nude insieme accolse, E che per una farne in perfezione, Da chi una parte e da chi un'altra tolse. Non avea da tor altra che costei; Che tulle le bellezze erano in lei.
   (!. Seguito dell'istoria di Crotona. — Scarseggiano le notizie tramandateci e solo apprendiamo che i Crotoniati accolsero favorevolmente la fondazione della nuova colonia di Turio, che abbiamo descritta in addietro, stringendo con essa un trattato