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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincie di Reggio Calabria - Catanzaro - Cosenza
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1900, pagine 258

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Parie Quarto — Italia Meridionale
   CENNI STORICI
   L'antica Crotona. — 1. Origini. Grotona fu mia delle più famose ed antiche città coloniali della Magna Grecia e vuoisi considerare come un antichissimo stabilimento pelasgico, anteriore forse all'immigrazione enotria. Fu fondata da una colonia di Achei, in ubbidienza all'ingiunzione dell'oracolo di Delfo, condotti da un gobbo nativo di Hhypae o Rlujpai in A caia, della razza degli Araclidi, di nome Miserilo, figliuolo di Alemone. Ubbidendo, comechè a malincuore, agli ordini divini, Miscello condusse i coloni in Italia, tolse le alture di Crotone agli indigeni e vi fondò la città ellenica.
   Secondo una leggenda in corso, Crotona derivò il nome da certo Crotone, che diede ospitalità ad Ercole durante le sue peregrinazioni; ma, ucciso inavvertentemente da Ini, Crotone fu seppellito sul luogo che, giusta la predizione d'Ercole stesso, sarebbe divenuto il sito di una città potente.
   La salubrità fu la ragione principale che indusse Miscello a stabilire la sua colonia in quella regione, ora insalubre dopo tanti secoli d'incuria nel regime della foce deI-rEsaro, le cui acque, straripando, ristagnarono in paludi. Al paro della sua vicina Sibari, Crotona pare giungesse rapidamente ad un alto grado di prosperità; ma il fatto generico della sua grandezza, della sua ricchezza e potenza è a un dipresso tutto ciò che sappiamo intorno ad essa; la sua storia, durante i primi due secoli dalla sua fondazione, è ignota.
   Ma il fatto che le mura di Crotona racchiudevano uno spazio di non meno di circa 20 chilometri di circuito attesta sufficientemente l'alto grado di potenza e di grandezza a cui era giunta, e gli è durante questo periodo primitivo che i Crotoniati estesero il loro dominio a traverso la penisola bruzia e fondarono la colonia di Terina sulla costa del Tirreno, del pari che quella di Caulonia, fra la città madre e Locri.
   Anche Lametiam o Lametini nel golfo d'Ipponio (ora di Sant'Eufemia) del pari che Scyllaciiìm, ora Squillace, nel golfo opposto dell'istmo dovevano essere, in quel periodo, soggetti al governo di Crotona. La grande opulenza e prosperità delle due vicine città di Crotona e di Sibari pare attesti ch'esse continuarono per lungo tempo ad essere amiche, conforme alla loro comune origine achea; e le tribù enotrie dell'interno non erano bastantemente potenti da frapporre ostacolo al loro sviluppo. Di tal modo, durante il VI secolo av. C., esse divennero due delle più popolose, potenti ed opulenti* città del nome ellenico.
   2. Atleti. — Crotona però era assai meno effeminata e sfibrata di Sibari; i suoi abitanti dedicaronsi particolarmente agli esercizi atletici ed acquistarono rinomanza pel numero dei premi vinti ai giuochi olimpici. Avvenne, ad esempio, che, nella medesima Olimpiade, i sette vincitori della Stadio (arena per le corse a piedi) furono tutti di Crotona, di guisa che fu (letto a ragione, come osserva Strabene, che < l'ultimo dei Crotoniati era ancora il primo dei Greci >. Il vero si è che Crotona vanta il maggior numero di vincitori ai giuochi olimpici. Se pigliasi infatti la lista cronologica tramandataci dei vincitori dello Stadio olimpico, vi si rinvengono dodici vittorie conseguite da sette Crotoniati in un intervallo, che stendesi dalla XLVIII Olimpiade (5SS av. C.) alla LXXV (480 av. C.).
   Celebratissinio fra tutti gli atleti di Crotona fu Milone Crotoniate, intorno al quale troppe sono le leggende tramandateci. Quel che v'ha di certo si è eli'ci riportò sei vittorie ai giuochi olimpici, sette ai l'izii, dieci agli Istillici, nove ai Nemei e che la rinomanza della sua forza prodigiosa era giunta sino all'estremo Oriente, alla Corte dei re di Persia.
   Fra i tanti aneddoti che narrarmi di Milone assai noto è quello che un giorno in Olimpia ei si recò sulle spalle un bue di 4 anni percorrendo lo Stadio, l'uccise poi con un pugno e se lo mangiò in un sol giorno. La celebrità di quest'aneddoto nell'antichità