Stai consultando: 'La Patria. Geografia dell'Italia Provincie di Reggio Calabria - Catanzaro - Cosenza', Gustavo Strafforello

   

Pagina (130/266)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina      Pagina


Pagina (130/266)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina




La Patria. Geografia dell'Italia
Provincie di Reggio Calabria - Catanzaro - Cosenza
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1900, pagine 258

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

Aderisci al progetto!

   
[Home Page]




[ Testo della pagina elaborato con OCR ]

   Mandamenti e Comuni del Circondario di Catanzaro
   123
   sono quello dell'antico Scylacium, ora Squillace, sì quelle del Monasterium Vivarìense (cosi«Ietto dal vivaio marittimo di Cassiodoro), vera città monastica e della sontuosa villa patrimoniale degli Aure,Iti del Bruzio, incorporata nelle costruzioni del monastero.
   11 luogo di queste rovine porta il nome di Coscia di Staletli.
   Non lungi di là, presso la spiaggia, una bella fonte scaturisce dal suolo roccioso, spandendo le sue acque abbondanti e cristalline. Gli abitanti del paese la chiamano la Fontana di Cassiodoro ed è quell'/lretef® di cui parla egli stesso narrandone le meraviglie iu una lettera ufficiale indirizzata, in nome del re goto Atalarico, ad uno dei magistrati del paese.
   Quanto al Monasterium Castellense, sempre secondo gli indizi dello stesso Cassiodoro, esso era situato nella parte più alta ed aspra della montagna che si addentra nel mare sopra il villaggio odierno di Staletti. Ergesi ora in quel luogo una chiesuola di costruzione poco antica; ma il suo nome di Santa Màfia de Vetere indica al fermo ch'essa è succeduta ad un'altra assai più antica.
   Il promontorio, o punta di Staletti, è attraversato da una galleria della linea della ferrovia Taranto-Reggio Calabria.
   Coli, elett, Chiaravalle Centrale — Dioc. Squillace — P'eT. locali, Str. ferr. a Squillace.
   Vallefìorita, già Sant'Elia (1207 ab.). — A 309 metri d'altezza sul mare, da cui dista
   12 chilometri e 0 a ponente ila Squillace, con territorio feracissimo e producente olio, vino, frutta, grano ed altri cereali; boschi e pascoli con bestiame. Qualche chiesa e casa assai bella.
   Acque minerali. — Vi scaturisce un'acqua minerale che contiene il solfato di ferro.
   Coli, elett. Chiaravalle Centrale — Dioc. Squillace — P2, T. e Str. ferr. a Squillace.
   Mandamento di TAVERNA (comprende 0 Comuni, popol. 11.503 ab.). — Territorio in monte e in colle, al nord di Catanzaro, bagnato dal fiume Alli e producente prin cipalmente granaglie, olio, vino, frutta e cotone. Boschi con selvaggina e molti pascoli con bestiame grosso e minuto, da cui si ricava lana e cacio pregiati,
   Taverna (2293 ab.). — Sorge a 521 metri d'altezza sul mare, alle falde della Sila, sulla sinistra dell'Allì, a nord ed a 18 chilometri da Catanzaro, cinta ili mura con quattro porte, fuori delle quali sonvi altrettanti piccoli sobborghi, uno ilei quali, sulla destra dell'Allì, comunica direttamente col rimanente dell'abitato per mezzo di un grandioso ed antico ponte. Cinque parrocchie ornate ili dipinti del fecondissimo Cavaliere Calabrese, nativo di Taverna, di cui diremo qui sotto. Pietra rilucente nei dintorni e terra di cui sorvolisi i pittori per ombreggiare o dare il rilievo con le ombre. Industria dei paralitici.
   Cenni storici. — Gli scrittori calabresi dei secoli XVI e XVII, tratti in inganno da una pretesa antica cronaca latina, affermano che anticamente fioriva fra il Simeri e l'Alli una città detta Trischene in greco e Tres Tabernae in latino (di cui già abbiamo detto), ì cui abitanti, distrutta che fu dai Saraceni nei secoli IX e X, stabili ronsi nella Taverna odierna. Il Lenonnant dimostra, nella sua Grande Grece, che questa pretesa cronaca è una pretta falsificazione. Anche Taverna soffrì molto nel terremoto del 1783.
   Uomini illustri. —Nacque a Taverna, il 24 febbraio del 1013, Mattia Preti, più noto sotto il nome dì Cavalier Calabrese, la cui vita è un vero romanzo di cappa e spaila, come quella ili tutti gli artisti napoletani di quel tempo. Studiò pittura a Roma sotto il Guido, di cui non seppe appropriarsi la grazia, e a Cento sotto il Guercino, di cui divenne l'allievo favorito e da cui apprese quella maniera energica e vigorosa e quella potenza di chiaroscuro che scorgesi nei suoi dipinti innumerevoli. Dopo d'essersi ricoverato a Malta per avere ucciso in duello un suo avversario, fu costretto a lasciarla per averne ferito a morte un altro. Giunto a Livorno accompagnò il nunzio papale nel suo viaggio in Ispagna e tornò con lui a Roma dopo la morte di Urbano Vili.