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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincie di Reggio Calabria - Catanzaro - Cosenza
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1900, pagine 258
Mandamenti e Comuni del Circondario di Catanzaro
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meridionale a punta di Stilo, misura oltre a 90 chilometri, solcati dalla linea ferroviaria Taranto-Reggio Calabria. Dei molti fiumicelli e torrenti che scaricatisi nel golfo già abbiamo descritto i principali.
Le industrie principali di Squillate sono il setificio e la fabbricazione di vasi di creta molto pregiati.
Comi storici. — Lunga è l'istoria antica e moderna di Squillace, che verremo qui compendiando. Secondo una tradizione ammessa generalmente nei tempi antichi, i.xvHvyciov in greco e Scijllctiuni o Scylacium in latino fu fondato da una colonia ateniese, composta di una frazione dei guerrieri che avevano tenuto dietro a Menesteo alla guerra di Troja. Vigeva però anche un'altra tradizione che attribuiva la fondazione di Squillace ad Ulisse. A queste due tradizioni mal puossi naturalmente attribuire 1111 valore storico e, nei tempi storici, non v'ha traccia che Scillace fosse una colonia greca e, molto meno, una colonia ateniese. Il suo nome non è registrato nè da Scillace nè da Semino Cliio nella dinumerazione delle città greche in questa parte d'Italia, nè havvi alcuna allusione alla sua origine ateniese in Tucidide al tempo della spedizione ateniese in Sicilia.
Apprendiamo da Diodoro che Silacio non diè prova, al fermo, di disposizioni amichevoli verso gli Ateniesi, l'are invero che, durante il periodo storico delle colonie greche, essa fosse un luogo di poca considerazione ed una mera dipendenza della potente Crotona, a cui continuò ad essere soggetta finche le fu tolta da Dionisio il Vecchio, che l'assegnò, col suo territorio, ai Locrii.
E evidente che, al tempo della seconda Guerra Punica, essa era sempre un luogo di poca importanza, posciachè non se ne trova menzione durante le operazioni militari di Annibale nel Bruzio, nonostante che si paia ch'egli avesse per qualche tempo il suo quartier principale nella sua vicinanza immediata e il luogo denominato Castra llannibalis doveva essere assai vicino a Scilacio.
Nel 124 av. C. i Romani, ad istigazione di Caio Gracco, fondarono a Scilacio una colonia, la quale pare assumesse il nome di Minervium o Colonia Minervia. Lo Scylacium romano divenne, sin dal principio, lina città importante e tale si rimase sino alla fine dell'Impero; Pomponio Mela, Strabone, Plinio e Tolomeo la citano come una delle principali città del Bruzio. Aveva per porto la suddetta Castra llannibalis. Sotto l'imperatore Nera la sua popolazione fu ingrossata da una nuova colonia di veterani e fu allora che assunse il nome di Colonia Minervia Angusta Scilachun. Lo si legge in un'iscrizione scoperta nel 1762 a 1800 metri dall'odierna Squillace, fra essa e la marina, iscrizione che ricorda la costruzione di un acquedotto che recava l'acqua a Scolacium (Scilacio), costruito nel 143 di C. a spese dell'imperatore Antonino.
A somiglianza di Crotone, Squillace pare riuscisse, in grazia della sua forte situazione, dell'energia dei suoi abitanti ed anco, non ha dubbio, della sua, comechè piccola, lontananza dal mare, a scampare alle devastazioni saraceniche nei secoli IX e X. Quando, nel 129G, Ruggero di Lauda andò in Calabria con Federico d'Aragona, re di Sicilia, per togliere il paese a Carlo II d'Angiò, s'impadronì di Squillace. Al termine del secolo XIII la signoria di Squillace fu eretta in contea e concessa a Bertrand De Baux (Del Balzo), fondatore del ramo di questa illustre prosapia provenzale che si stabilì nel reame di Napoli. Bertrando Del Balzo era anche conte di Moutescaglioso e d'Ambia; egli sposò Beatrice, figlia del re Carlo li d'Angiò e vedova d'Azzone Vili, marchese (l'Este e di Ferrara. La contea di Squillace, un po' prima della fine del secolo XIV, era toccata in retaggio a Marino Francesco Rutto di Martano, principe di Rossano. I provvedimenti repressivi della celebre Congiura dei Baroni fecero tornare, per via di confisca, nel 1185, la contea alla Corona, e re Ferdinando, erigendola in principato, la diede al suo secondogenito Federico, con alcune altre signorie confiscate a Luigi Caracciolo, conte di Nicastro, e ad Antonio Centiglia, marchese di Cotrone.
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