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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincie di Reggio Calabria - Catanzaro - Cosenza
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1900, pagine 258
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l'arte Quarta — Italia Meridionale
città, della fortezza importante di Rocca Niceforo (lìocca Nicephori in latino), costruita per difenderne gli approcci e di cui il luogo odierno di Rocca I'alluca occupa forse l'area.
Nel 1055 Roberto Guiscardo s'impadronì di Catanzaro e, riconoscendone l'importanza strategica, vi fece edificare, nel 1000, un grosso e forte castello, il quale si è conservato, con alcuni cambiamenti, sino ai dì nostri, ma fu atterrato non sono molti anni per agevolare l'adito alia città e permetterle di ampliarsi e sv ilupparsi liberamente dall'unico lato ove non apronsi precipizi. Nel 1077 Roberto Guiscardo, costretto a togliere l'assedio da Santa Severina, di cui erasi insignorito suo nipote Àbagilardo od Abailardo, diede il suddetto castello in custodia al normanno Ugone Filiceli, affidandogli in pari tempo la signoria della città e conferendogli il titolo di conte. Da questo Fai odi, di cui si spense la stirpe nella seconda generazione, derivò il nome di lìocca Fatima.
Sotto i Normanni, Catanzaro era, del resto, una città di alta importanza, in cui la popolazione latina crebbe rapidamente a tale che i Greci, i quali ne erano stati i primi abitanti, dovettero concentrarsi m un quartiere speciale. Eravi anche nn quartiere degli Ebrei ed un altro degli Amalfitani, che eranvisi stabiliti pel commercio. Vi si annoveravano, dicesi, diciotto chiese parrocchiali, ninnerò enorme relativamente a quello della popolazione, ma clic si spiega qua] retaggio del tempo del rito greco, il quale 11011 permette che si possa celebrare più d una sola messa al giorno nella medesima chiesa, il che obbliga a moltiplicarle straordinariamente in tutti i centri popolosi.
Dopo varie vicende, che non occorre narrare perchè problematiche o, peggio ancora, adulterate, divenne conte di Catanzaro Pietro Ruffo, avversario acerrimo di re Manfredi e braccio destro del partito angioino nelle Calabrie. La contea rimase tranquillamente nelle mani della sua famiglia sino alle guerre civili della fine del secolo XIV. In quel tempo Nicolò Ruffo, fedele alle tradizioni angioine dei suoi antenati, sposò le parti di Luigi II contro Ladislao. Ei tenne dietro al suo re vinto in Provenza e i suoi dominii furono confiscati dal vincitore. Nel 1100 Ladislao affrancò la città di Catanzaro da ogni giurisdizione feudale e le accordò 1 privilegi di città del regio dominio, concessione confermata dalla regina Giovanna li nel 11-17, in seguito alla sua riconciliazione col suo secondo marito il re Giacomo di Borbone. Ma Nicolò Ruffo, tornato, nel 1424, con Luigi II d'Angiò, chiamato da Giovanna, rientrò in possesso dei suoi antichi dominii e i Catanzaresi, mal potendo sostenere un assedio per difendere la loro recente libertà, dovettero restringersi a protestare e a conservare, in segno di lutto, il diploma in un cofano abbrunato.
Da Nicolo Ruffo la contea di Catanzaro passò al suo genero Antonio Centiglia; da questo, morto in prigione, ad Antonio Ruffo col titolo di ducato, per disposizione di Carlo Vili; finché, alla ristaurazione di Ferdinando II, Catanzaro ricuperò, con la libertà, i suoi privilegi.
Senonchò Carlo V, stretto dal bisogno di danaro, vendè per 15.000 ducati la signoria di Catanzaro a Tiberio Caraffa duca di Nocera. Ma gli abitanti della città accolsero a cannonate il viceré Don Ramon di Curdona quando bi presentò col nuovo signore per insediarlo. Si passò poi alle trattative e i Catanzaresi presentarono al viceré gli antichi regi diplomi che dichiaravano irrevocabili i privilegi accordati itila loro città, autorizzandola a resistere colla forza dell'armi, se fossero violati. Il perchè fu loro concesso inviar delegati a difendere i loro diritti davanti al re di Spagna e Carlo V, riconoscendo la legittimità di questi diritti, con decreto del 25 aprile 1521, annulli la vendita che aveva fatto della signoria. Ma ei l'aveva, in quel mezzo, venduta una seconda volta a Carlos De La Roya suo scudiero, il quale erasi affrettato a rivenderla al conte di Soriano.
Quando perciò credevano di averla vinta i Catanzaresi si videro innanzi costui con in mano un nuovo diploma reale. Questa volta fu d'uopo mercanteggiare e la città Iti