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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincie di Reggio Calabria - Catanzaro - Cosenza
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1900, pagine 258
Provincia ili Catanzaro
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qualche tempo dagli insorti. Il suo nonio rinviciisi poi in tutti i geografi, ilei pari clic nella Tavola Pcul'uigeriana, cotalcliè deve essere esistita rumo città durante tutti) l'Impero romano; Pausania allenila ch'essa esisteva sempre ai dì sitai c Plinio esalta la squisitezza dei suoi vini.
Non è noto il periodo della distruzione di Teiuesa; ina, dopo la caduta dell'Impero romano, il suo nome scomparisce onninamente e la sua situazione non fu mai determinata. Il Oliverio e il duca di Lnynes la pongono a Torre Loppa o Torre dei Lupi ; H'Anville alla Torre San Giovanni o alla torre di Savuto; il Romanelli alla Torre del Casale; ultimo il Lenorniant, che esplorò i luoghi non ha gran tempo, la colloca a sud del Savuto, 111 un luogo detto Le Mattonate, vicino alla suddetta Torre del Casale, sul piccolo pianoro che corona la rupe dominante la spiaggia di l'ietra-la-Nave.
2. Golfo di Sqailla.ee (IxuXXiymtÈ; xóXto?, Scijllelicus Si/tua). — Il nome occorre in Aristotile del pari che in Antioco di Siracusa, ma pare 11011 fosse noto a Tucidide. Fra i due golti di Sant'Eufemia e di Squillace, distanti l'uno dall'altro poco più di chilometri 30, l'Apenuino meridionale si abbassa sino a 250 metri sul mare e si restringe assai per poi rialzarsi nell'ampio ed alto gruppo della Serra che precede l'Aspromonte. < Questa depressione, larga 30 chilometri da mare a mare e 10 chilometri da monte a monte, non era altro, all'epoca terziaria, che ini canale marittimo, il quale univa i due mari Tirreno e Jonio e ne fauno fede, non solo la soluzione di continuità della catena apenuinica, ma i grandi depositi di sabbie marine con fossili dell'epoca terziaria che si trovano tra le falde del monte di 'Pinolo e quelle dell'opposto monte Contessa ».
Ili tutta l'estensione del golfo non vi ha alcun porto naturale ; il litorale è attraversato dalla gran linea ferroviaria Taranto-Peggio Calabria e la stazione di Squillate non dista che 7 chilometri da quella di Catanzaro. 11 paesaggio che la circonda ò austero e impressionante. La valle di un torrente scliiudesi colà sulla spiaggia fra i contrafforti delle grandi montagne a parecchi gradi successivi. A sinistra, guardando verso la valle, seorgesi il promontorio di Stalletti, formato da una montagna assai alta dai fianchi rocciosi e dirupati, il quale si addentra nel Jonio con la sua base di neri scogli flagellati continuamente dalle onde che vi s'infrangono con fragore. 11 golfo di Squdlaee fu ben qualificato da Virgilio navifragum Scijlaceum:
E T Scilaceo Onde i navigli a sì gran rischio vanno.
Ogni bastimento spintovi dai venti nordici è irreparabilmente perduto. La valle, angusta al suo schiudersi sulla marina, si allarga un po' più lungi per formare ima specie di bacino circolare, nel centro del quale ergesi, a 5 chilometri e mezzo dalla costa, una roccia in forma di pan di zucchero; nei fianchi della sua parte soprastante pare si arrampichino le case di una cittadetta che contorna un castello inedievico, il quale, situato sul vertice del cono, sembra signoreggiarle con la sua massa. E Squillace che troveremo più oltre nel circondario di Catanzaro. 11 monte Cappati, di aspetto triste e selvatico, vestito in parte di grandi selve nerastre, chiude il fondo del quadro.
Questa è la parte più stretta dell'istmo fra i due golfi, che dà ingresso nel!'ultima porzione della penisola verso il mezzodì, in quella che sola addimandavasi primitivamente Italia, quella in cui dimorarono, per un certo tempo, i Siculi dopo di essere stati espulsi dal rimanente del continente e in cui continuavano a dimorare all'arrivo dei primi coloni greci. Qui terminava l'Enotria.
Orograficamente l'ultima penisola montagnosa, di cui ci rimane a percorrere la costa sino allo stretto di Messina, costituisce ciò che potrebbesi chiamare il sistema d'Aspromonte dalla sua montagna più eccelsa. Essa è la continuazione della lunga catena apetminica, la quale, attraversando da un capo all'altro l'Italia, ne forma, per così dire, lo schienale nella sua ossatura. Dopo di essersi abbassata nn istante nel mezzo dell'istmo scillaceo, la catena si rialza e prosegue il suo corso nella lunga catena della Serra per far capo all'Aspromonte propriamente detto, il cui punto culminante,