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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincie di Reggio Calabria - Catanzaro - Cosenza
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1900, pagine 258

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Circondario di Gerace
   63
   guarnigione romana. All'appressarsi di Pirro espulsero questa guarnigione e (lichia-raronsi in favore di quel monarca; ma ebbero tosto a pentirsene, posciachè la nuova guarnigione lasciatavi da Pirro durante la sua assenza in Sicilia, si portò così male che i Locrii insorsero e la cacciarono, come già la romana. Di che furono puniti severamente da Pirro al suo ritorno dalla Sicilia; non pago delle esazioni sugli abitanti egli rapì una gran parte dei sacri tesori dal tempio di Proserpina, il santuario più celebre in Locri. Narrano Appiano, Livio e Valerio Massimo che una tempesta violenta
   10 pimi della sua empietà e lo costrinse a restituire i mal tolti tesori.
   Dopo la parteuza di Pirro i Locrii pare si risottomettessero a Roma sino alla seconda Guerra Punica, durante la quale unironsi a quegli Stati che ripudiarono l'alleanza romana e dichia.raronsi in favore dei Cartaginesi, dopo la battaglia di Canne nel 216 avanti C. Essi ricevettero tosto nelle loro mura un presidio cartaginese, ma nell'istesso tempo le loro libertà furono guarentite da un trattato di alleanza a pari condizioni.
   Quando però la fortuna incominciò a voltar le spalle ai Cartaginesi, Locii fu assediata dal console romano Crispino, ma con mal esito; e l'appressarsi di Annibale lo costrinse, nel 208 av. C., a levar l'assedio. Solo nel 205 av. C. venne fatto a Scipione, sili punto di salpate per l'Africa, d'impadronirsi, pel tradimento di alcuni cittadini, di uno dei forti dominanti la città, il che addusse tosto la resa dell'altra cittadella e, con essa, della città stessa. Scipione ne affidò il comando, in un con quello della guarnigione, a Q. Pleniinio, suo legato; il quale si condusse però sì crudelmente e rapacemente verso i Locrii che insorsero tumultuando contro di lui e ne scoppiò una sedizione violenta, la quale non fu calmata che per intromissione di Scipione stesso.
   11 quale prese però le parti di Pleminio, ch'ei lasciò sempre al comando e i Locrii continuarono ad esser vittime della sua crudeltà e rapacità, finche s, fecero animo ed ebbero ricorso al Senato romano.
   Nonostante l'opposizione accanita da parte degli amici di Scipione, il Senato si dichiarò in favore dei Locrii, condannò Pleminio e restituì agli abitanti le loro libertà e il pieno esercizio delle loro leggi. In questa occasione Pleminio aveva imitato lo esempio di Pirro, saccheggiando il tempio di Proserpina; ma i' Senato romano gli impose la restituzione dei tesori rapiti e l'espiazione del sacrilegio a pubbliche spese.
   D'allora ili poi poco apprendiamo (li Locri. Nonostante la condizione privilegiata fattale dal Senato pare piombasse in una posizione molto subordinata. Polibio però ne parla come di una città sempre ragguardevole ai dì suoi ed obbligata per trattato a somministrare ai Romani un certo numero di ausiliari navali. I Locrii hanno obblighi particolari a codesto storico e in un periodo posteriore li troviamo sotto il patronato speciale di Cicerone; ma non conosciamo l'origine della loro connessione col grande oratore.
   Da quanto dice Strabene è ovvio che Locri esisteva sempre come città ai dì suoi ed è ricordata come tale da Plinio e da Tolomeo. Il suo nome non rinviensi però negli Itinerari, quantunque descrivano assai paratamente quella costa; ma Procopio pare attesti la sua esistenza continuata nel VI secolo di C. ed è probabile che essa sia stata distrutta completamente dai Saraceni. Il suo nome stesso fu dimenticato nel medioevo ed il suo sito divenne oggetto di contestazioni. Esso fu però irrefragabil-mente determinato dalle indagini (lei moderni viaggiatori ed archeologi, i quali hanno rinvenuto le rovine dell'antica famosa città sul litorale del golfo di Gerace e non molto lungi dalla città di questo nome.
   Le scarse rovine che ancor sopravvanzano di Locri furono attentamente descritte dal francese duca di Luynes e dal geracese Pasquale Scaglione. Il sito dell'antica città, che puossi rintracciare distintamente lungo le vestigia delle mura, occupava uno spazio di oltre 3 chilometri in lunghezza per 1 Va in larghezza, stendentesi dalla spiaggia alla Torre di Gerace (sulla sponda sinistra di un fiumicello detto Fiume di Sant'Ilario) alle prime alture apenniniche. Evidentemente è a queste alture che Stia-