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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincie di Reggio Calabria - Catanzaro - Cosenza
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1900, pagine 258

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Roggio Calabria
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   divcmio lino dei luoghi più importanti, scelto spesso da Ottaviano a quartier generale della sua squadra come del suo esercito.
   Per ricompensare i Reggini dei loro servigi in questa occasione Augusto ne accrebbe la popolazione declinante, coli'invio di un nuovo corpo dì coloni; ma gli antichi abitanti non furono espulsi, nè la città prese il titolo di colonia, quantunque assumesse, per gratitudine ad Angusto, il nome di Rìmjium Jttlium.
   Ai tempi di Strabone era una città florida e popolosa, una delle poche che serbava sempre, come Napoli e Taranto, alcuni residui della sua civiltà greca. Vestigia di ciò osservansi anche nelle iscrizioni, alcune delle quali, del periodo imperiale romano, offrono un misto curioso di greco e di latino, mentre altre recano il nome di magistrati romani, quantunque l'iscrizione sia in greco.
   La sua situazione privilegiata e la sua importanza quale signora del passaggio dello stretto di Messina preservarono Reggio dalla decadenza in cui piombarono tante altre città del mezzodì d'Italia. Essa continuò a fiorire come città ragguardevole durante il periodo dell' Impero romano, come attestano Plinio e Tolomeo, ed era il termine della gran via maestra che attraversava la penisola meridionale d'Italia e formava il modo consueto di comunicazione con la Sicilia.
   Nel 410 dell'era nostra Reggio divenne il termine dell'invasione di Alarico re dei Visigoti, il quale, dopo la presa e il saccheggio di Roma, si addentrò nella Campania, nella Lucania e nel Bruzio, devastando tutte queste provincie nella sua marcia. Egli s'impadronì di Reggio, donde tentò passare in Sicilia; ma, frustrato in questo tentativo, rifece i passi sino a Cosenza, ove morì, come abbiamo visto, nell'ottobre del 410.
   Alquanto più tardi Reggio è descritta da Cassiodoro quale una città sempre florida ed ai tempi di Paolo Diacono era sempre una delle città principali del Bruzio. Durante le guerre gotiche, dopo la caduta dell'Impero d'Occidente, Reggio rappresentò una parte importante ed era una fortezza ragguardevole, la quale fii però presa, nel 549, da Tot-ila prima della sua spedizione in Sicilia. Cadde in seguito di bel nuovo nelle mani degli imperatori greci e continuò ad essere loro sottomessa toltone un breve periodo, durante il quale fu occupata dai Saraceni; finché, nell'anno 10G0, passò sotto la signoria di Roberto Guiscardo, clic vi si fece proclamare duca di Calabria e di Sicilia.
   Il territorio di Reggio era fertile e rinomato per la squisitezza dei suoi vini, particolarmente stimati per la loro salubrità. Cassiodoro lo descrive come molto atto alla produzione del vino e dell'olio, ma non delle granaglie. Altro prodotto cospicuo era la razza dei muli, corridori eccellenti, coi quali il precitato despota Anassila fu reiteratamente vincitore nei Giuochi Olimpici, coni'anco il figliuol suo Leofrone, ed una di queste olimpiche vittorie fu celebrata da Simonide.
   Come già abbiamo detto, Reggio stessa era il termine della grande strada maestra che attraversava in tutta la sua lunghezza l'Italia meridionale da Capua allo Stretto siciliano, la celebre via I'opilia, costruita dai pretore Popilio nel 134 av. Cristo.
   Ripigliando ora la continuazione dei Cenni storici in tempi assai posteriori agli antichi soggiungeremo che Reggio fu, nel 1213, presa d'assalto dall'imperatore Federico II Hohenstaufen e il celebre Consalvo di Cordova la conquistò per Ferdinando II il Cattolico re di Aragona. Nel 1545 fu orribilmente saccheggiata ed arsa dal Barba-rossa, il terribile pirata Cheireddin ; il simigliaste fece nel 1550 Mustafà Pascià e in seguito fu molestata più volte dai Barbareschi; finché, nel 1595, fu di bel nuovo data alle fiamme da Sinan Pascià, il famoso rinnegato calabrese Cicala, il quale trasse in schiavitù dalle Calabrie ben 20.000 giovinetti.
   Reggio risorse nuovamente dopo tante disastrose vicende ed era floridissima quando fu quasi intieramente distrutta dal terremoto del 1783. < Il terremoto del 5 febbraio — narra Carlo Botta nella sua Storia d'Italia ( voi. XII, p. 185) — ne cominciò il guasto, quello del 7 lo continuò, finalmente quello del 28 marzo gli die l'ultimo crollo. Non vi