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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincie di Reggio Calabria - Catanzaro - Cosenza
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1900, pagine 258

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Provincia di Reggiti Calabria
   29
   Afa è facile riconciliare le due asserzioni; come in molti altri casi consimili, i Croto-niati. non Ini dubbio, chiamarono altri coloni dalla madre patria. Virgilio (7?«., in, 552) allude a Caulonia come esistente già quale città al tempo della Guerra Trojana:
   .....Atlolit se diva Lacinia
   Caulonisque arces el navifragttm Scylaceum contro.
   Ma questa è evidentemente una mera licenza poetica del Mantovano, coinè la menzione del tempio di Ilera, o Giunone Lacinia, che descriveremo sotto Catanzaro.
   Scillace e Polibio fanno ambidue menzione di Caulonia come una delle città greche in questa parte della costa italica. Affermasi che il suo nome era in origine Aulonia, da una valle o burrone profondo presso cui era situata e che fu in seguito alterato in Caulonia; l'alterazione, o cambiamento di nome, dovette però avvenire in tempi assai remoti, posciachè tutte le monete della città, molte delle quali antichissime, recano il nome di Caulonia.
   Dell'istoria primitiva di Caulonia assai poco sappiamo; ma apprendiamo da Polibio ch'essa partecipò ai disordini che tennero dietro alla cacciata dei Pitagorici da Crotona e dalle città adiacenti, e fu per qualche tempo travagliata da discordie intestine; finche, ristabilita la tranquillità per intervento degli Achei, le tre città di Caulonia, Crotona e Biliari strinsero insieme una lega ed innalzarono un tempio a Giove Oniorio, qua! luogo di adunanza e deliberazione comune.
   Anche Gianiblieo annovera Caulonia fra le città in cui la sètta Pitagorica aveva fatto grandi progressi e che andarono sossopra per la soppressione subitanea e violenta di essa; e, secondo Porfirio, essa fu il primo luogo in cui lo stesso Pitagora cercò rifugio dopo la sua espulsione da Crotona.
   L'alleanza predetta fra le tre città fu probabilmente di-durata assai breve; ina la parte assegnata a Caulonia dimostra che doveva essere allora una città potente ed importante. Nonpertanto, eccettuata una notizia incidentale del suo nome in Tucidide, nulla più ne apprendiamo sino al tempo in cui Dionisio il Vecchio, nell'anno 339 av. C., invase con un grande esercito la Magna Grecia e pose l'assedio a Caulonia.
   I Crotoniati e gli altri Greci-Italioti raccozzarono immediatamente un grosso esercito, muovendo in soccorso della città; ma, assaliti da Dionisio sulle sponde del fiume Eloro od Elleporo, furono pienamente sconfitti con grande strage. In seguito a codesta battaglia,, Caulonia fu costretta ad arrendersi a Dionisio, il quale ne rimosse gli abitanti, trasportandoli a Siracusa e cedendo il loro territorio ai Locrii suoi alleati.
   La potenza di Caulonia fu infranta da sì grande disastro; essa non si riebbe più, ma non cessò però di esistere, ripopolata probabilmente dai Locrii ; e, quando Dione sbarcò in Sicilia, noi leggiamo in Plutarco che Dionisio il Giovane stanziava a Caulonia con un esercito ed una squadra.
   In un periodo posteriore, durante le guerre di Pirro in Italia, Caulonia fu presa e distrutta da un corpo di mercenari Campani al servizio dei Romani. A ciò probabilmente allude anche Strabone, là dove dice elio Caulonia fu devastata dai barbari, quantunque il suo soggiungere che gli abitanti furono trasportati in Sicilia, parrebbe riferirsi piuttosto alla suddetta antecedente distruzione per Dionisio il Vecchio.
   Ambidue, Strabone e Pausania, considerano evidentemente Caulonia quale una città disfatta; ina essa ricomparisce durante la seconda Guerra Punica, nella quale segui l'esempio dei Bruzii e si dichiarò in favore di Annibale. Ben tentarono poi i Romani, con ausiliari da Reggio, d'inipadronirsene; mail sopraggi ungere improvviso d'Annibale sciolse l'assedio.
   Nulla sappiamo dell'occasione in cui Caulonia cadde di bel nuovo in potere dei Romani, nè del modo con cui fu trattata; ina non vi può esser dubbio che fu punita severamente in un col rimanente dei Bruzii; e da quel periodo incomincia probabilmente la sua desolazione finale. Afferma Strabone che ai dì suoi essa era affatto