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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincie di Reggio Calabria - Catanzaro - Cosenza
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1900, pagine 258
Calabria
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Serra e non escludendo che l'Aspromonte propriamente detto. Interrotta soltanto per breve intervallo sull'istmo di Catanzaro, una successione continua di foreste rappic-cavasi a quelle della Sila propriamente detta, formandone una sola di pini nella regione più alta, di quercia, di castagni e di faggi nelle sottostanti. Era tutto un mare di cupa e rigogliosa verzlira. Quantunque codeste selve siensi conservate in meglio che in ogni altra parte del bacino Mediterraneo e il diboscamento non abbiavi tanto infierito, esse non sono però più quelle dell'antichità.
Ora dunque il nome di Sila non si applica che al gruppo montagnoso staccato a nord di quell'istmo e a est di Cosenza. E probabile che il nome di Siiti — il quale evidentemente significa soltanto la Selva ed è connesso al latino Silva ed al greco uXtt) — fosse applicato in origine, in un senso più generico a tutte le montagne selvose di questa parte della Calabria, comecché ristretto ora al gruppo in questione.
La Sila — scrive il Lenonnant nella Grande Grèce (voi. I, pag. 331) — è una vasta montagna di granito, di gneis e di micaschisto, che stendesi sopra una superficie di GO chilometri da nord a sud e di oltre 40 da est a ovest. Sotto l'aspetto geologico ò la parte dell'Italia peninsulare la cui formazione risale ai tempi più antichi. Formando un'isola fra i mari primitivi la Sila ha preceduto, per migliaia di secoli, il sollevamento deH'Apenniiio che non si è soltanto iniziato tra la fine del periodo cretaceo e il principio del terziario.
Le foreste immense che coprono quasi per intiero la Sila e che costituiscono dalla antichità uno dei più belli ornamenti che la natura abbia largito all'Italia meridionale spandono la loro ombra su molti fiumi che scendono verso il mare Jonio serbando parte delle loro acque nelle siccità estive, ma ingrossando e straripando allo struggersi delle nevi e dopo le pioggie dirotte, attratte di sovente dalle vette delle montagne in quella regione situata fra due mari.
Formando un muro quasi repente a ovest sopra la valle del Grati, dal lato di Cosenza, la Sila — sui suoi tre pioventi del nord, dell'est e del sud, che immergono i loro piedi nel Jonio, ove la montagna separa i due golfi di Taranto e di Squillace — presenta lunghi contrafforti, alti, dirupati, a creste, separate da valli profonde. Sono le montagne di Ciro, d'Umbriatico e di Strongoli, fra il Trionfo e il Neto, quelle di Santa Severina, fra il Neto e il Tacimi e finalmente quelle di Eolicastro, di Soveria e di Cropani sul fianco sud di là del Tacina,
Tutte quasi codeste creste sono fittamente alberate, fertili le valli, cosparse di numerosi villaggi ed anco di città di una certa importanza. Gli abitanti sono sobrii, laboriosi, intenti tutti alla coltivazione dei terreni, che in molti luoghi sono costretti a puntellare con muri a secco sugli instabili pendìi. I villaggi, sull'alto delle valli, ombrati da grandi noci, hanno un aspetto di agiatezza laboriosa che rammenta i villaggi del Piemonte o delle Alpi francesi.
La porzione culminante del gruppo forma un ampio pianoro fortemente ondulato e solcato da borri, diviso in due bacini da un'alta cresta. Una cinta continua di vette di grande altezza la circuisce da ogni lato e non ischiudesi che a est per dar passaggio al Neto, il quale raccoglie e riunisce tutte le acque di quel vasto anfiteatro quasi circolare e di un diametro di parecchi chilometri. Queste vette sono a nord quelle della Serra di Riparosa, a sud quelle dei monti Spinette e Neto e a ovpst la Sila Grande, il punto più eccelso del sistema che raggiunge, alla Botte Donato, 1930 m. sul mare.
< Giace la Sila — scrive Caterina Pigorini-Beri nel già citato libriccino In Calabria — nell'Apennino Calabro, fra Cosenza, Martorano, Catanzaro, Belcastro, Strongoli, Rossano e Risignano ed è formata da un'aspra giogaia di montagne per vasta estensione di terra che congiunge due provincie. Gli antichi facevano giungere la Sila sino ad Aspromonte nel confine più meridionale d'Italia ; ma poscia che i Romani vinsero i Bruzii, questi ne cederono la metà che < vincitori affittarono poi ai vinti per grosse
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