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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincie di Reggio Calabria - Catanzaro - Cosenza
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1900, pagine 258
Calabria
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del legname e della pece. La loro sottomissione non fn però compiuta e, quantunque rimanessero rauquill! durante la prima Guerra Punica, ì trionfi di Annibale nella seconda scissero la loro fedeltà e i Bruzii furono dei pimi a dichiararsi in favore del generale cartaginese dopo la grande battaglia di Canne. Delle città Reggio soltanto rimase fedele ai Romàni e sfidò le armi cartaginesi durante tutta la guerra, come vedremo in seguito nei Cenni storici di Reggio Calabria.
Nel 215 av. 0. Annone, luogotenente d'Annibale, dopo la sua sconfitta a Giumento per Tiberio Gracco, si cacciò nel Bruzio, ove fu tosto raggiunto da un corpo di truppe fresche inviate da Cartagine sotto il comando di Amilcare; e d'allora in poi ei fece di quella regione il suo baluardo, donde sbucò reiteratamente per opporsi ai generali romani nella Lucania e nel Sannio, mentre vi riparava costantemente come in luogo sicuro quando era sconfitto od incalzato gagliardamente dal nemico. Il carattere fisico già descritto del paese lo rendeva una posizione militare di prim'ordine; e, dopo la sconfitta e la morte di Asdrubale, Annibale stesso ritirò tutte le sue forze nella penisola Bruzia, ove continuò ad opporre resistenza ai generali romani, già padroni da lungo del rimanente d'Italia.
Assai poco sappiamo delle operazioni militari dei quattro anni, durante i quali Annibale conservò la sua posizione nel Bruzio; pare ch'egli tenesse generalmente il suo quartier generale in vicinanza di Crotona; ma il nome di Castra Annibalis serbato da una piccola città nel golfo di Squillace attesta che egli occupò eziandio codesto golfo quale stazione permanente, i Romani frattanto, senza venire con lui alle prese, andavano del continuo guadagnando terreno con la conquista successiva di città e fortezze, sì che pochissime ne rimanevano ancora nelle mani del generale cartaginese, quando ei fu richiamato da ultimo dall'Italia»
Le devastazioni di tante guerre successive avevano già danneggiato grandemente la floridezza dei Bruzii; i provvedimenti presi dai Romani per punirli della loro ribellione posero il colmo alla loro umiliazione. Furono privati d'una gran parte del loro territorio e tutta la nazione ridotta ad uno stato confinante con la servitù; non furono ammessi! come gli altri popoli d'Italia, nel novero degli alleati, ma dichiarati incapaci al servizio militare ed adoperati soltanto in servizio dei magistrati romani in qualità di corrieri o portalettere e in altre siffatte bisogne di carattere servile.
Corse però qualche tempo prima che i Bruzii fossero schiacciati interamente; per parecchi anni dopo il termine della seconda Guerra Punica uno dei pretori fu inviato annualmente a vigilarli, e fu evidentemente coll'intento di assicurare maggiormente la loro sottomissione che furono stabilite nel loro territorio tre colonie: due di cittadini romani a Tempsa o Temesa (presso l'odierna Nocera Terinese) e a Crotona e la terza, con diritti latini, ad Hipponium (nel golfo di Sant'Eufemia), alla quale fu dato il nome di Vibo Valentìa. Una quarta colonia fu, nell'istesso tempo, dedotta a Tur io sulla frontiera immediata.
Da quel tempo i Bruzii scompaiono come popolo dall'istoria; ma il loro paese ridiviene teatro di guerra durante la ribellione di Spartaco, il quale, dopo la sua prima sconfitta per Crasso, riparò nella parte più meridionale del Bruzio (detta da Plutarco Rhegia I'eninsula), in cui il generale romano cercò confinarlo scavando linee di trincee da un mare all'altro. Spartaco però le superò portando la guerra nel cuore della Lucania.
Durante le guerre civili le coste del Bruzio furono reiteratamente devastate dalle squadre di Sesto Pompeo e furono il campo di varii conflitti fra queste e quelli; di Ottaviano, che aveva postoli suo quartier generale terrestre e navale a \ ibo. Strabene parla del Bruzio come ridotto ai dì suoi in uno stato di completa decadenza. Fu compreso da Augusto nella Terza Regione in un con la Lucania; e le due provincie pare continuassero a rimanere unite per fini amministrativi sino alla caduta dell'Impero romano