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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincie di Reggio Calabria - Catanzaro - Cosenza
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1900, pagine 258

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Parte Quarta — Italia Ilei idioti ale
   Tale pare fosse lo stato delle cose al tempo della Guerra Peloponnesiaca; ina, nel corso del secolo successivo avvenne un grande cambiamento. La tribù bellica dei Lncani, che aveva esteso a grado a grado le sue conquiste verso il mezzodì e già erasi insignorita delle parti settentrionali dell'Enotria, si avanzò nella penisola Bruzia e stabilì d suo dominio nell'interno, ridneendo gli abitanti allo stato di servitù o di vassallaggio. Ciò avvenne probabilmente dopo la grande vittoria dei Lucani sui Tnrii presso Lao nel 31)0 av. C., e un po' più di 30 anni scorse fra quest'evento e l'origine del popolo denominato propriamente Bruzii.
   Gli autori antichi li rappresentano quale un mero aggregato di schiavi ribelli e di altri fuggiaschi rifugiati nelle selvatiche regioni montane della penisola; ei pare probabile che ima gran parte di essi fossero gli Enotrii o Pelasgi natii, i quali colsero il destro di scuotere il giogo straniero. Ala Giustino li descrive distintamente come capitanati da giovani di razza lucana e i Lucani formavano evidentemente un ingrediente importante nella loro composizione nazionale.
   11 nome di Brutti (l'.pEx-ioi) fu dato loro, a quanto pare, non dai Greci ma dai Lucani e significava nel loro linguaggio schiavi fuggitivi o ribelli. Ma quantunque adoperato dapprima come termine riprovevole od avvilitivo, fu poi adottato dagli stessi Bruzii, i quali, giunti che furono al grado di una potente nazione, pretesero di derivarlo da un eroe di nome Bruttus (ISpéiTo;), figliuolo di Ercole e di Valenzia. Dal! altra parte Giustino li rappresenta come derivanti il loro nome da ima donna detta Bruttia o Bruzia, che si segnalò nella loro ribellione primitiva e che, nelle versioni posteriori della leggenda, assume la dignità di una regina.
   La formazione del popolo Bruzio da quest'aggregato fortuito ili ribelli e di fuggiaschi è assegnato da Diodoro al 356 av. C., e ciò concorda con l'asserzione di Stra-bone che i Bruzii si costituirono nel periodo della spedizione di Dione contro Dionisio il Giova ne. Le guerre di costui, del pari che quelle del padre suo, Dionisio il Vecchio, con le città greche nell'Italia meridionale e lo stato di debolezza e confusione in cui furono perciò ridotte, contribuì probabilmente, in gran parte, a spianar la via alla potenza crescente dei Bruzii.
   Rapidi furono i loro progressi dopo la loro comparsa nell'istoria come un'accozzaglia di ribelli e banditi e divennero in breve sì numerosi e potenti che sfidarono le armi dei Lucani e, non solo conservarono la loro indipendenza nei distretti alpestri dell'interno, ina assalirono eziandio e presero le città greche d'Ipponio, di 'ferina e di Turio. La loro indipendenza pare fosse tosto riconosciuta dai Lucani, e. meno di trentanni dopo la loro primitiva ribellióne, noi troviamo le due nazioni alleate e in armi contro i Greci loro vicini. I quali chiesero aiuto ad Alessandro re dell'Epiro, che venne in Italia con un esercito e proseguì la guerra con varie campagne successive, durante le quali sottomise Eraclea, Cosenza e Terina ; ina perì da ultimo in battaglia con le forze combinate dei Lucani e dei Bruzii presso Pandosia nel 326 av. Cristo.
   Vennero quindi alle prese con Agatocle, il quale devastò le loro coste con le sue squadre, s'impadronì della città d'Ipponio, cli'ei trasformò in ima fortezza ben munita e stazione navale, e costrinse i Bruzii a conchiudere ima pace svantaggiosa. Ma essi ruppero in breve questo trattato e ricuperarono Ipponio. Pare fosse questo il periodo in cui i Bruzii toccarono l'apice della potenza e della prosperità; ma non andò molto che furono costretti a misurarsi con un avversario più formidabile e sin dal 288 av. C. noi li troviamo uniti ai Lucani e ai Sanniti contro la potenza crescente di Poma.
   Pochi anni dopo inviarono ausiliari all'esercito di l'ino; ma, dopo la sconfitta di questo monarca e la sua cacciata dall'Italia, furono costretti a sostenere tutto il peso della guerra e dopo campagne reiterate e trionfi successivi dei generali romani C. Kabricio e L Papirio, furono sottomessi da ultimo e costretti a comprare la pace con la cessione della metà della grande foresta della Sila, tanto preziosa per l'abbondanza