Pozzuoli
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della dovizia ne attesta un picciolo mimerò clic 11011 si sono potuti svellere e sono scampati al furore, alla rapina e ad una totale distruzione. Tra questi marmi si distinguono il giallo, il verde e il rosso antico, il granito, l'africano, il cipollino, il paonazzetto e il portasanta. Appartenevano ad esso le tanto preziose colonne di alabastro che adornano il teatro del regio palazzo di Caserta. Ma cresce l'ammirazione quando si contemplano le parti architettoniche del tempio c la perfezione a cui era giunta l'arte e il buon gusto del lavoro in quei tempi memorandi »,
La ricostruzione di questo famoso tempio si fa risalire all'anno 649 di Rotila, vale a dire al 105 av. C. secondo la celebre iscrizione rinvenuta incisa sopra tre lapidi marmoree, illustrata da molti e segnatamente dall'abate Raimondo Guarirli.
La stradicciuola del Serapeo mette capo al basso alla grande strada per cui si va in tre minuti a sinistra alla piazza davanti la stazione ferroviaria.
Tempio di Nettuno. — É un'altra rovina sulla spiaggia a ovest del Serapeo, ora sott'acqua con la porzione superiore delle colonne visibili alla superficie. Se il nome è applicato correttamente a codesta rovina fu in questo tempio che Augusto, secondo narra Appiano (B. C., v), partendo per la guerra contro Pompeo, sacrificò a Nettuno prima d'imbarcarsi a Pozzuoli.11 simigliantc fece Caligola quando, come abbiamo narrato, traversò in trionfo il ponte portentoso di barche per la pretesa sconfitta inflitta da luì ai Paci, Parli, Britanni e altri popoli, conforme leggiamo in Svetonio e Dione Cassio. La parte che dà sulla strada era propriamente il tempio; l'altra sul mare formava il portico in cui Cicerone disputava cun Lucullo sulla fallacia dei sensi e contro il sistema di Epicuro (Cic.,Quaest.Acade»i., n).
La strada a destra andava a Capua ove con-giunge vasi alla via Appia, e sin qui arrivava la vasta antica città di Puteoli o Pozzuoli.
Tempio delle Ninfe. — Altra rovina in vicinanza sott'acqua, mail suo nome è congetturale. Parecchie colonne di granilo, di giallo antico e altri marmi, statue, vasi lustrali e altri avanzi scultorii furono estratti dalle rovine.
Presso ili esso ò il silo supposto del tempio di Giunone Pronuba. Queslo delle Ninfe è descritto da Filostrato quale sccna dell'abboccamento fra Apollonio 'fianco e il suo discepolo Demetrio, il filosofo cinico.
Villa di Cicerone. — A breve distanza dal tempio delle Ninfe, sulla spiaggia, son pochi sparsi frammenti, coperti in parte dal mare e vi hanno buone ragioni per considerarli quali avanzi della Villa Putcolana di Cicerone. La situazione corrisponde alla descrizione di Plinio ed alle frequenti indicazioni dello stesso Cicerone nelle sue lettere ad Attico.
Dice Plinio che la villa erasituata sulla spiaggia fra Pozzuoli e l'Averne, che andava rinomata pel suo portico e i suoi boschetti, che Cicerone la chiamava Accademia, ad esempio di quella di Atene, e ch'egli vi compose i trattati Academicae e De Falò. Soggiunge Plinio che alla morte di Cicerone, la villa passò in possesso di Anlistio Veto e che, poco appresso, nel basamento dell'edilizio spicciò una sorgente termale le cui acque possedevano una virtù straordinaria contro le malattie degli occhi.
In parecchie delle sue lettere, Cicerone parla con compiacenza delle sue due ville, la Cumanu situata sui colli e la Puleolana co' suoi passeggi lunghesso la spiaggia, e in una delle sue lettere ad Attico dice che l'amenità d'ambedue è cosiffatta che ei non sa risolversi a cui dare la palma.
Riferisce Elio Sparziano che Adriano — il quale morì a Baja nel 138 di C. — fu seppellito nella villa di Cicerone a Pozzuoli e che Antonino eresse un tempio in quel luogo. Si suppone che il cadavere rimanesse in quel sepolcro temporaneo lineile il mausoleo in Roma, la gran Mole Adriana ora Castel Sant'Angelo, fosse pronto a riceverlo.
Tempio di Diana, ecc. — Seguitando dal Serapeo la strada dietro Pozzuoli incontrarsi molle rovine, un nucleo dellequali addi mandasi Tempio di Diana. Pare fosse quadrato esternamente e tondo nell'interno. Era decorato, secondo il Capaccio, di un ordine di colonne con capitelli corinzi di cui più non rimane traccia, e vi fu trovata una statua alta 15 cubiti con grandi ale alle spalle e con a destra un leone e a sinistra una pantera. Nel 1G73 l'uronvi anche scoperte le statue di Cibele e della Fortuna, quali veggonsi intagliate nelle medaglie di Trajano con alcune epigrafi dedicale allo stesso imperatore. Che il tempio fosse sacro a Diana è attestato da una lapide votiva scoperta nel 1728 (Loffredo, Antichità di Pozzuoli, p. 5).
In prossimità di questi ruderi, nel luogo dello la Rtìchella, trovaronsi, nel 1836, molti oggetti antichi, fra gli altri una statua di fino e bel lavoro riconosciuta per un Apollo. Le tre colonne di dimensione e struttura varianti, rinvenute nel medesimo luogo con altri marmorei rottami disseminati d'intorno, indussero a credere clic vi sorgesse un tempio ad Apollo.
Sorgenti e bagni termali furono scoperti nei terreni della villa Cardite, rinomata por la sua bella situazione. La Piscina, detta coiniineinriile Labirinto, situata nella villa Lusciano, erniosi servisse o per raccogliere l'acnrta piovana da 11'Anfiteatro o per contenere l'acqua per la Naumachia
La Piscina Grande, con vòlta ad arco su tre ordini con dieci pilastri per ciascuno, b di una grande capacità e solidità e sempre in usu per serbatoio. Presso ad essa veggonsi ancora gli avanzi del ramo divergente a Pozzuoli dall'acquedotto Giuliano nel suo passaggiu da Posilhpo a