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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincia di Napoli
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1896, pagine 450

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   37-2
   Parte Quarta — Italia Meridionale
   che rammenta una benefica istituzione di quel G. B. Manso, marchese di Villa, il quale, oltre ad essere uomo assai dotto e di spirito elevatissimo, ebbe stretta dimestichezza con Torquato Tasso e ne scrisse la vita. Nella chiesa prossima alla cappella, sacra a San Giuseppe, son due dipinti del Cenatienipo (1700) ed un altro della Presentazione al Tempio,(ìe\ De Matteis (1717).
   Seguitando diritto la strada del poggio si arriva, dopo pochi passi, ad una chiesuola dell'Arcangelo Raffaele a destra, a cui soggiace la chiesa della Purificazione. Questa chiesuola, pressoché rotonda, è vaghissima ed ornata di varii marmi sino ai capitelli dei pilastri e dipinta a fresco nella vòlta. I dipinti di Tobia che prende il pesce al cospetto dell' Arcangelo Raffaele, quello della Madonna in gloria, ecc., agli altari delle due cappelle laterali, attrilmisconsi a Giacinto Diana, valente pittore di Pozzuoli. In mezzo alla vòlta della sagrestia è dipinto il vecchio Tobia a cui VArcangelo Raffaele ridona la vista. Presso questa chiesetta è il palazzo Loifredo in cui si raccolsero le canonicliesse, e poco più oltre il Conservatorio delle Orfane, istituito da monsignor Carlo Rosini. Segue la chiesa della Madonna della Consolazione, già dell'Apostolo San Giacomo, nel cui altare in capo alla crociera vedesi scolpito in bianco marmo lo scudo borbonico, in memoria dei rinnovamenti che il principe Luigi conte d'Aquila fece eseguire nella chiesa. Delle statue in legno della Vergine e di San Giuseppe, che stanno su questo altare in una nicchia, la prima è creduta generalmente antico e pregevole lavoro greco.
   Due strade, una davanti alla suddetta chiesa della Consolazione e l'altra laterale a quella di San Giuseppe, scendono, dopo aver fatto un gomito, sboccano dalla suddetta piazza Maggiore nella valletta e conducono ad un grande e malconcio edifizio che fu già il palazzo del viceré Don Pietro di Toledo, edificato dal Manlio. Delle due vie consolari che muovono dalla piazza, quella a piè del poggio e sul mare, traversa parecchie case e passa accanto ad una chiesetta con convento attiguo, già dei Gesuiti, e l'altra, ietta via Campana, sul poggio presso il palazzo Toledo. Per questa strada si Va a Marano e per l'altra a Miseno.
   ALTEE PIAZZE
   Salendo fuori della città, lungo la caserma gialla delle Guardie (fi finanza, in via Carlo Rosmi e quindi lungo la casa che fu già l'albergo della Grati Brettagna, si arriva, in circa dodici minuti, ad una lunga piazza, confinata ad est od a destra dell'Orfanotrofio C. Rosini per le fanciulle, e dalla suddetta chiesa della Consolazione o Deipara.
   La cosidetta piazza della Malva credesi occupi il sito dell'antico quai o banchina. In essa fu rinvenuto, nel 1693, il piedestallo marmoreo col bassorilievo delle quattordici città dell'Asia, ora nel Museo Nazionale di Napoli, ove sono anco le cinque iscrizioni arabe, scoperte nei tauri di alcune case e commemoranti la gratitudine dei Saraceni per la tranquillità di cui goderono qui nei secoli XI e XII.
   PORTO e MOLO
   Il porto odierno di Pozzuoli con piccolo cantiere, frequentato solo da piccoli velieri, non ha più da un pezzo l'importanza dell'antico attestata dagli avanzi del Molo.
   Questo Molo, detto Pilae da Seneca e Moles Puteolanae da Svetonio, è un esempio interessante di un molo costruito sul così detto metodo greco, ossia una serie di pigne o piloni massicci collegati da archi per infrangere l'impeto delle onde, nell'istesso tempo che impediscono l'accumularsi delle arene nell'interno. Credesi vi fossero 111 origine venticinque piloni sorreggenti ventiquattro archi con un faro all'estremità. Solo tredici piloni sono ora fuori dell'acqua e tre altri visibili sott'acqua; sono costruiti in mattoni rivestiti di pietra e rinsaldati da un cemento composto in parte di arena vulcanica, vantato da Vitruvio e da Strabone per l'indurirsi che fa sott'acqua, noto ed adoperato sotto il moderno suo nome di pozzolana.