Pozzuoli
409
Delle due cappelle al lato destro dell'entrata del fianco, quella che lo č pių presso ha all'altare un dipinto di Gesų Crocifisso sul Calvario, col nome di Cesare Fragan-zano; ed all'altare dell'altra ō una Lapidazione di Santo Stefano, che vuoisi di Paolo Gentile, venuta anch'essa da Roma a Pozzuoli, come 1 due quadri suddetti di Pietro da Cortona. Nel guardar quel dipinto ricorrono alla memoria quei versi di Dante:
Poi vidi genti accese in fuoco d'ira E lui vedea chinarsi per la morte Con pietre un gėovinatto ancider forte Che l'aggravava giā inver la terra ; Gridando a sč pur: Martėra, martėra. Ma degli occhi facea sempre al ciel porte.
Nell'altro lato della porta minore del Duomo sono due altre cappelle, in una delle quali, quella prossima alla sagrestia, vedesi sull'altare San Martino a cavallo col diavolo in sembianza di un povero e con sotto il nomo di Agostino Beltrano. E nell'ultima delle quattro cappelle, in cui si venera l'Eucarestia, in un bello e ricco ciborio, č d cenotaiio col busto del vescovo Carlo Rosini, il cui corpo č sepolto nella chiesa della Madonna della Consolazione.
Fra il cenotafio del Rosini e il corno dell'epistola dell'altare del Sacramento si pon piede in un'altra cappella, che fu in addietro una chiesetta ed in cui č un grande mausoleo marmoreo del vescovo Pietro Ignazio Marolda, scolpito da Ignazio Rispoli. Dirimpetto si vede quello che la moglie Giuditta e i suoi dodici figliuoli fecero innalzare ad Antonio Winspeare, nel cui busto marmoreo sta scritto in un fianco: Masucci faciebat MD CC'CXXXIIL Nel pavimento presso il sepolcro vedesi lavorata in marmo l'arme dei Winspeare. Dello il dipinto all'aitar maggiore dell'apostolo Paolo che scrive a Filemone, del pių volte citato Cesare Fraganzano, il quale ha anche un dipinto nella parte della navata grande a cui sono pių prossimi i pilastri sporgenti del coro San Pietro e San Paolo, uno dirimpetto all'altro.
Oltre le precitate molte altre lapidi veggonsi per la chiesa, fra le altre quella che copre le ossa di San Procolo, trasferite nel secolo scorso da Costanza a Pozzuoli per cura del vescovo Gerolamo Dandolfė, il quale fece restaurare ed ornare, nel 1789, il tempio in cui giace sepolto in un con altri personaggi dello famiglio Ragnisco. Damiani, Russo, Fraia, Capomazza, Pisani e De Rosa.
Nella sagrestia del Duomo č notevole la statua in legno sull'altare del l'Imma-colata, col volto e le mani colorite e i panni dorati, leggiadra e gentile opera del seicento.
A fianco all'Episcopio č la cappella de' Ciofėi, di cui la porta a sesto acuto va ornata dell'arme del leone andante sopra lo bande. Nella lapide di Giacomo de' Ciofėi di Pozzuoli, che vedesi con altre lapidi nella cappella, č l'effigie in bassorilievo di un gentiluomo supino col capo sopra un guanciale, fra due scudi che recano l'insegna suddetta. Pių oltre, lungo la strada che muove dalla chiesa di San Celso, vedesi a destra, davanti la prigione, l'antica lapide del porto di Pozzuoli, fatto restaurare dall'imperatore Antonino, intorno al quale il Gervasio pubblicō alcune osservazioni storico-critiche assai lodate.
Segue quindi una strada che mena all'altro poggio del promontorio ed al p' cipio di essa sorgono due chiese: una delle Anime Purganti e l'altra, alquanto discuta, della Purificazione. Nell'una, consacrata, nel 1779, dal predetto vescovo Dandolti, sono da vedere i freschi nella volta, e, dietro l'aitar maggiore, il dipinto a olio dell' luren-zione della Croce, condotto, nel 1701, da Matthei; nell'altra, edificata nell'anno secondo del secolo scorso, si legge, sotto il quadro dell'aitar maggiore, il nome di quel Si monelli che fu servo ed allievo di Luca Giordano.
Dal poggio si pone piede ili una viuzza con un arco ed a destra una cappella, sopra la cui porta č uno scudetto in marmo, entrovi l'arme della scala dei Mauxo appič del Calvario su cui sorge la croce. Dentro la cappella, nella piletta lėmrntoiva dell'acqua santa, č l'arine dei Loffredo, principi di Cardito, con una lunga iscrizione,
52 l.a Putrii!, voi. IV.