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Parte Quarta — Italia Meridionale
non riusciva calilo ai nostri antichi se non era buio. To provai perciò un gran diletto meditando sulle abitudini di Scipione e le nostre ».
Plinio il naturalista, nella sua relazione sulla Longevità degli alberi, descrive « gli ulivi sempre fiorenti a Li temo piantati dall'Africano ed un mirto di grandezza cospicua ». Ora, come la morte di Scipione avvenne nel 184 av. C. e quella di Plinio nel 79 di C., gli ulivi e il mirto dovevano esser vecchi di più di due secoli e mezzo. Literrio si onorò sì fattamente di aver dato l'ospitalità al vincitore di Annibale clic fece dipingere nella pubblica piazza e negli altri portici le sue imprese gloriose. Una tradizione costante locale afferma che la torre detta ora Tor di Patria fu edilicata coi materiali della villa di Scipione e sul luogo preciso della sua tomba. Non sono molti anni, verso la sponda meridionale del lago di Patria, furono scoperte tre statue marmoree più grandi dèi naturale di cui due togate ed una di donna ; c sotto la torre fu trovato il celebre busto di Scipione iri età senile che mostrava sulla testa calva una delle ventisette ferite da lui riportate al Ticino.
Il lago di Patria riceve le sue acque dal Cianiti, un pigro linmicello detto ora Itegii Lagni che bagna la piana di Terra di Lavoro sino a Maddaloni e mette in mare fra il lago e il Volturno.
Oltre Patria la strada traversa il bosco di Varcaturo, 1 antica Sglva Gaìlinaria, che abbonda sempre di cacciagione come nei tempi antichi Tutta la piatta pianura arenosa, la moderna Pineta di Castel Volturno, è coperta di lentischi e pinete, clic somministravano alla squadra romana di Miseno alberi poi bastimenti La via Domiziana traversava il Volturno presso alla foce e procedendo lungo la costa rappiccavasi alla via Appia presso Siiiuèssa, l'odierna Scssa. L'antico lastricato
si rintraccia ancora da Castel Volturno a Mondragoue.
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Tornando a Cunia e proseguendo a piedi a traverso i vigneti dell'Acropoli eumana, si arriva, in poco d'ora, ad un'antica strada lastricata di lava che diramasi a destra e conduce alla galleria detta Grotta di Pietro Pace. 11 viceré, conte di lìipaeorsa, permise ad uno spaglinolo di quel nome di scavarla per cercarvi un tesoro. Vi penetrò con una fiaccola in una mano od una daga nell'altra, preceduto da uno schiavo moro con torcia accesa e trovò infatti molti oggetti antichi Evidentemente la galleria è una delle comunicazioni aperte da Agrippa fra Clima e il lago d'Averno; è lastricata e la vòlta è in gran parte rivestita ili mattoni. Si attraversa a piedi o in vettura ma al ehiaror delle fiaccole. La sua lunghezza misura quasi duecento passi e la sua apertura verso est si può vedere dalla sponda occidentale del lago d'Averno. Il pavimento è coperto di un fitto strato di sabbia e la si apre a chi.sborsa 50 centesimi
Oltre la strada che mette a questa galleria sorge VArco Felice (fig. 227), enorme costruzione in mattoni, già ornato di marmi e di statue, alto quasi m. 20, largo ni. 0. E situato in una trincea profonda nella collina di tufo e serviva a sostenere le frane del monte ch'era stato tagliato dai Greci per aprirvi la strada. Vi si veggono sopra i residui di un canale che credonsi appartenenti ad un aulico acquedotto soprastante. L'Arco puf anche aver tenuto le veci di un ponte che congiungeva le due allure separate dal taglio suddetto per aprir la strada, ai due lati della quale riniangon tuttora molte traccio dell'antico lastricato ed avanzi di sepolcri in alcuni ìlei quali furori trovati sarcofagi ed ornati di stucco di grande bellezza.
A breve distanza dall'Arco Felice si riinette piede nella strada fra Maja e Pozzuoli.
Ci siamo alquanto indugiati ili questa introduzione al circondario di Pozzuoli, ma è eia ]>or niente che trattasi di una regione antichissima in cui la Favola si marita alla Storia, ed in cui sopravvivono ancora le memorie di Omero, di Virgilio, di Cicerone, di Augusto, di Agrippa, di Scipione, di Nerone e di tanti altri famosi uell'umana istoria.