37-2 Parte Quarta — Italia Meridionale
4, Necropoli di Cuma. — Uno dei più antichi ed interessanti cimiteri d'Italia, è situalo nella pianura che stendesi a nord-ovest ed alla base della rocca di Cuma. Grandi scavi vi furon fatti principalmente dal precitato conte di Siracusa, c furono scoperti molti sepolcri greci contenenti vasi ed altri ornamenti di un periodo remoto. 11 luogo par fosse successivamente occupato da sepolcri romani, ma ad un livello più alto, dacché in molli casi fu necessario perforare per scendere agli ipogei Cumani assai più antichi. Porzione dei vasi rinvenuti, che hanno una rassomiglianza notevole con quelli della Cirenaica — ora nel Museo Britannico a Londra — ammiratisi nel Museo Nazionale di Napoli; ma i migliori furon venduti al marchese Campana di Roma che ne ornò il suo celebre Museo, e sono ora sparsi a Pietroburgo e a Parigi.
11 luogo degli scavi è vicino ad una fattoria a destra della via Domiziana venendo dal lago di Licola a quello del Fusaro, ma dei sepolcri nulla or più si vede. Eran essi sovrapposti in tre strati ciascuno di un periodo diverso. I più bassi erano scavati semplicemente nella terra. Appena scoperchiati, gli scheletri che contenevano sì sciolsero in polvere al contatto dell'aria. Presso le teste ed i piedi furon trovati vasi egiziani, anella, fibule di bronzo, scarabei, globuli di veln) e frammenti di legno arso. I sepolcri del secondo strato eran composti di quattro lastroni longitudinali di tufo con altri tre per coperchio; ma alcuni furon trovati con tetti pendenti sui quali le lastre eongiungevansi in mezzo, dando alla camera sepolcrale l'aspetto di una casetta. Alcune di queste camere racchiudevano due scheletri, ma generalmente un solo con vasi dipinti in nero di carattere arcaico ed alle volte con figure nere su fondo giallo in cui vedesi l'arte pelasgica risalire alla sua origine egiziana. Nel terzo strato tombe consimili ma di tempi posteriori, con vasi più belli ed ornamenti funerei di argento e di oro, non più di bronzo, confermando cosi quel che leggevasi in Ateneo che « i Cumani indossavano vesti ricamate, ornavansi di molte orerie e non uscivano mai dalle mura della città se non in cocchio a due cavalli ». Molti dei suddetti vasi attcstavano col loro stile di essere stati rimossi dalle tombe più antiche e caduti in mano dei Romani ; le tombe stesse porgevano ampia prova di codesto fatto, giacché molte di esse recavano segni di essere state saccheggiate.
I primi scavi furono eseguiti sotto Carlo 111 quando furono scoperti i numerosi oggetti sepolcrali, ora nel Museo Nazionale in Napoli. 11 l'aderii! comunicò una relazione di codesti scavi alla Società Reale di Londra nel 1155 e in essa ci descrive la prima tomba aperta come appartenente alla famiglia Papàia e contenente tre scheletri sul pavimento, ciascuno chiuso in una bara oblunga composta di quattro lastre di Info. Uno degli scheletri era coperto di un drappo di asbesto con gli avanzi di una veste ricamata d'oro e altri ornamenti. Accanto a questa era un'altra tomba dei liberti della stessa famiglia.
In altre tombe dello stesso periodo fu scoperto un gran numero di oggetti preziosi : collane con globetfi d'oro o di terracotta dorata, anelli d'oro con intagli, astragali d'oro, tessuti d'oro, fibule di argento, specchi tondi di argento, vasi di vetro turchini, striglili, ecc. In una tomba fu rinvenuta un'armatura greca che dalla collezione del conte Milano passò in quella della Torre di Londra ove conservasi nella galleria delle armature.
Nelle tombe esplorate dal precitato conte di Siracusa furon trovati vasi, urne cinerarie e scheletri ; in due di esse eran teste artificiali accanto agli scheletri, di una composizione in cui la cera era l'ingrediente principale. Una di codeste teste aveva gli occhi di vetro e le sembianze, ch'eran giovanili, erano cosi perfettamente definite da render probabile la congettura degli archeologi che quelle teste fossero stale formate dalle maschere prese posi mortem. Una moneta di Diocleziano, raccattata poco lontano indica chiaramente l'epoca a cui appartenevano quegli scheletri.
5. Lago ni Licoi.a e Liter.no ora Patria. — La strada da Cuma a Literno (circa chilometri 8) segue l'antica via Domiziana e passa presso il lago di Licola non ricordato da alcun antico scrittore. V'ha chi suppose ch'esso formasse parte del canale incominciato da Nerone per «ingiungere il lago di Averno al Tevere, impresa stravagante, per non dir pazza addirittura, che procacciò al suo autore quelle parole di Tacito ineredibìlhim cupitor. Furonvi eseguite modernamente importanti bonifiche e presso il monte di Clima furono aperti una nuova foce ed un canale comunicante col lago e che, traversando le terre palustri di Varcaturo e Lingua di Cane, le ha prosciugate in parte. Lungo la