Circondario di Pozzuoli
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Cuma e le sue Eovine,
Ed eccoci giunti alla più antica come alla più famosa delle colonie greche in Italia che vuoisi far risalire nientemeno che al 1050 av. C. Ci sia lecito dilungarci fuor dell'usato sull'istoria e sulle rovine di questa antichissima e celebratissima città dell'antica Campania.
V'ha qualche discrepanza intorno alle genti da cui fu fondata, ma non v'ha dubbio che si ha a prestar fede a Straboue (v, p. 213), il quale la descrive quale una colonia mista di Calcidici dcl-l'Eubea sotto Megastcne e di Cinici dcll'Eolide sotto Ippocle di Cima, per cui Cuma fu sempre chiamata una città Calcidica od Eubea. Qual che si fosse il tempo effettivo della fondazione di Cuma certo è ch'essa pervenne rapidamente ad un allo grado di prosperità e ili ricchezza. La fertilità straordinaria della regione adiacente, del pari che l'eccellenza dei porti vicini, procacciaronlc immensi vantaggi e la popolazione natia dell'interno pare fosse troppo scarsa o troppo debole per frapporre ostacoli al suo sviluppo.
Il periodo della sua maggior prosperità fu probabilmente dal 700 al 500 av. C. ; in quel tempo essa fu incontrastabilmente la prima città in quella parte d'Italia ed aveva esteso il suo dominio sopra una gran parte della provincia die prese poi il nome di Campania. 11 fertile tratto di pianura, a sud del Volturno, era compreso nel territorio, del pari clic i colli vignati che separano questa pianura dal golfo di Napoli, e clic poi presero il nome di Campi Flegrei, nei quali Guma possedeva i due porti eccellenti di Miseno e di Diecarcbia (Dionis., vii, 5). Un po' più lungi essa aveva fondato la florida colonia di Nenpoìis che dipendeva, non ha dubbio, a quel tempo dalla città madre: e la dichiarazione di Giustino (xx, 1), che Àbella e Nola erano città calcidiche indica evidentemente che Cuma, non solo aveva esteso la sua influenza sull'interno, ma aveva cercato di rafforzarla fondando colonie regolari.
La grande estensione delle sue mura attcstava sempre, nel secolo d'Augusto, la sua potenza primitiva e tutte le relazioni la rappresentano come rivale, per popolazione e ricchezza, delle colonie acliee di Crotona c di Sibari. Il governo, simile a quello dello città greche d'Italia, era aristocratico e perdurò sino alla distruzione delle sue libertà per Aristodemo (Dio.ms., vii, 4). La decadenza di Cuma fu cagionata probabilmente in primo luogo dalla potenza crescente degli Etruschi e segnatamente dalla preminenza marittima stabilita da codesto popolo nel Tirreno. Ma la conquista etrusca della Campania li spinse in breve a collisioni ostili anche per terra e il primo evento nell'istoria di Cuma che ci sia pervenuto è quello dell'opposizione vittoriosa ch'essa fece ad un grande esercito d'invasori composto (dicesi) di Etruschi, d'Umbri e di Danni (?). Per quanto sia esagerato il numero di questi invasori (ragguagliati a 500,000 fanti e 28,000 cavalli) non pare abbiasi a porre in dubbio il fatto storico dell'invasione e della sconfitta (Dionis., vii, 3, 4).
Secondo lo stesso Dionisio ciò avvenne circa venti anni prima dell'usurpazione di Aristodemo, il quale cominciò a venire in auge in questa occasione e fu successivamente preposto al coniando delle forze ausiliarie inviate dai Cumani ad assistere gli Arieiani contro Aruns figliuolo di Porsenna (Liv., ii, ltì; Dionis., v, 3(5, ecc.). Il buon esito di questa spedizione gli spianò la via al potere supremo ch'egli afferrò con le medesime arti degli altri despoti, secondando le passioni della moltitudine, servendosi del partito democratico per abbattere l'oligarchico (come sempre costumasi), dopo di che ei si circondò di una guardia di partigiani salariati e disarmò il rimanente del popolo, Dionisio ci ha tramandato una relazione particolareggiata dell'innalzamento del governo e della caduta di Aristodemo, la quale, nonostante lo scetticismo del Nicbuhr (voi. i, p. 554 ; voi. in, p. 178), si può probabilmente accogliere come storica almeno nelle sue lineo generali.
Secondo Dionisio adunque I usurpazione di Aristodemo avvenne nel 505 av. C. e sembra ch'ei conservasse il supremo potere per circa venti anni, finché fu espulso dai discendenti di coloro ch'egli aveva messo a morte od esiliati. Fu durante questo periodo clic Tarqtiiuio d Superbo, re esiliato da Piouia, riparò a Cuma, ove poco appresso mori nel 406 av. C. (Liv., u, 24; Dionis., vi, 21). Aristodemo era sempre il despota di Cuma, quando la repubblica romana inviò un'ambasciata a chieder grano in una grande carestia (492 av. C.) ; ma le navi già cariche di grano, furono confiscate dal tiranno quale equivalente dell'esiliato Tarquinio (Liv., ili, 31 ; Dionis., vii, 2, 12).
51 — Ln l'ai riti, vul. IV.