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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincia di Napoli
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1896, pagine 450

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   37-2
   Parte Quarta — Italia Meridionale
   vagamente, forma il seno diBacoli Su ([nella spiaggia sorgeva il tempio ili Ercole Baculio innalzato nei più antichi tempi, come testimonia la sua dorica architettura.
   Sulla collina sorgeva la villa d'i Giulio Cesare la quale, al dir (li Seneca e di Tacito, aveva la situazionee l'aspetto d'un castello. Incantevole 6 la prospettiva che vi si gode sino ai monti del Matese, i quali, con le loro alture nevose e pianeggianti, indicano un inverno sconosciuto alla spiaggia. La villa passò poi ad Augusto e sua sorella Ottavia vi pianse a lurido la morte del figlio Marcello adottato dallo zio Cesare qua! successore, del l'I in pero; e qui Virgilio recitò ad Ottavia i famosi versi del vi féW&rietie (Tu Mareellus cris, ecc.), all'udire i quali ella si svenne e che furono pagali imperialmente al poeta. In quella villa fu anche compiuta un'orribile tragedia. Giulia Agrippina, moglie successiva ili Comizio Enobarbo, di Passieno Crispo e dell'imperatore Claudio, dopo di aver abbracciato il figlio Nerone, che fingevasi riconcilialo con essa, partiva sopra una trireme per la sua villa sul lago Lucrino. Era la notte, quando tult'ad un tratto la tolda della nave, sovraccarica di piombo, sprofonda per ischiacciarla. Agrippina si salva con ferite leggiere e, col favore della notte e del tafferuglio, arriva a nuoto e quindi in una barca che incontra alla sua villa sulle sponde del lago. Fallita la trama Nerone, temendo alla sua volta di cader vittima della crudelissima madre, consultò Seneca e Burro. Tacito dice ch'eglino tacquero, ina il matricidio fu deciso, ed Aniceto, capitano della squadra, lo consumò. Ei trovò a letto Agrippina, con solo una cameriera la quale, all'arrivo dei soldati, fuggì. Tu quoque, me deseris! (E anche tu ini abbandoni!), le disse la padrona infelice. Voltasi quindi ad un centurione pronto a colpirla, gli snudò il seno che aveva portato Nerone, esclamando: Venlrem ferii (Colpisci il venire che ha pollato un tal mostro!). Tale fu la tragedia consumata nella villa di Cesare a Baja, i cui sotterranei portano ora il nome di Genio canterelle o Carceri di Nerone (fig. 224).
   11 sepolcreto di Baco li è composto di tre strade fiancheggiate da sepolcri die racchiudevano anticamente le ceneri dei centurioni e dei soldati della squadra di Miseno ed a cui sono ora addossali tuguri villerecci e pescherecci.
   Il villaggio dirimpetto a Miseno è interessante soltanto per aver preservato il suo nome romano di Baroli, ma doveva essere più al basso e presso alla spiaggia, a far argomento dal seguente verso di Silio Italico : Et Ilcrculeos videi ipso in litore Bacuios. Sulla costa sotto il villaggio, detta Golfo di Bacali e separata dal castello da quello di liajn, sono alcune rovine, fra le altre quella a sinistra detta Tomba di Agrippina, corridoio semicircolare con vòlta arcata, quattro nicchimi esterni ed un lungo passaggio che corre addietro nel colle. Bei rilievi in istucco ed altri ornati, con frammenti di dipìnti e d'iscrizioni, erano visibili anzi che il muro fosse annerilo dal fumo delle lercie delle guide. Gli avanzi di gradini e il muro esterno nel terreno sopra il corridoio per sostenere i sedili attestano che quella mina formava parte di un teatrino. Altra prova che non è la tomba ili Agrippina, l'abbiamo in Tacito, il quale dice che il suo cadavere rimase in prima insepolto, ina fu poi deposto in una tomba modesta viam Misent propter ; il che par dimostri che il luogo della tomba si ha a cercare nel cimitero che fiancheggiava la strada per Miseno e di cui veggonsi ancor molti avanzi nel luogo detto Mercato di Sabato, quantunque le, tombe sieno ora cosi coperte dai tuguri dei pescatori che è impossibile esaminarle a dovere.
   Poco oltre Bacoli, sulla strada al mare Morto, è situata, sopra un colle a sinistra, la Piscina mirabilis (fig. 225), serbatoio romano, scavato nel tufo massiccio per conservar l'acqua conditila dall'acquiilotto Giuliano da Serino nel Principato Ulteriore. E ben conservata, salda e massiccia come il giorno che somministrò per la prima volta acqua alla squadra romana or fa diciotto secoli. Winckelmnnn crede la Piscina un'opera di Agrippa.
   L'angusto promontorio proiettnntesi al di Là della Piscina e formante il limite settentrionale del porto ili Miseno addimandasi Punta di Pennata. Soavi alcune rovine credute da alcuni quelle della villa ili Cornelia, figliuola di Scipione Africano e madre dei Gracchi, quantunque altri la pongalo sul inolile ili Procida, nel lato ovest del mare Morto ove sono alcune rovine e costruzioni auliche. Codesta villa apparteneva a Mario, i cui eredi la venderono a Cornelia per 75,000 denari (lire (505.50). Ella vi si ridusse nella sua vecchiezza per morirvi, come il padre, in esilio volontario. Alla sua morte fu comprata da Lucullo che aveva un'altra villa sul colle di Miseno. La suddetta purità di Pennata fu