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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincia di Napoli
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1896, pagine 450

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   37-2
   Parte Quarta — Italia Meridionale
   e congiunse i laghi Lucrino ed Averno col mare. Secondo Oassiodoro fu di bel nuovo riattata nel VI secolo da Teodorico, L'eruzione di monte Nuovo ne distrusse una gran parte ma la si può sempre rintracciare per qualche tratto sott'acqua. Presso questa strada sommersa si possono anche scorgere sotto il mare avanzi ragguardevoli dei quais o delle banchine costruite da Àgrippa all'ingresso del suddetto Portus Julius, Nei ricordi ecclesiastici di Pozzuoli, durante l'evo medio, codesti avanzi chiamavansi Saxa Famosa, donde il loro nome odierno di Fumose.
   Le ostriche, commemorate da Cicerone sotto il nome di Lucrimmes e le vongole preferito da Orazio al Murier di ISaja, più non esistono; ma vi si fa ora una pesca assai proficua, quella del muggine e del pesce persico detto Spigola (Perca labra.r). Tremendo è il calore nell'estate presso il lago Lucrino e Marziale già ne scriveva a Faustino a Tivoli nella sua Epist. iv.
   Narrano i mitologi che nelle acque del Lucrino udivansi nottetempo canti, sinfonie e lo strepito confuso dei banchetti e delle orgie. La mattina la superficie del lago appariva coperta di fiori e ghirlande. Vi sorgeva fra i mirteti un tempio di Venere Lucrino, ed una lapide colà rinvenuta dava a questa Dea dei facili amori il titolo di proba e di onesta.
   La dolcezza dell'aria, l'amena sinuosità della spiaggia, il mare azzurro, i colli lievemente ondeggianti e vestiti di piante aromatiche e di fiori clic le facevan corona rendevano quella regione il soggiorno della voluttà e della quiete. Le acque del Lucrino credevansi cosi molli e voluttuose che affermavasi esservisi bagnati Salutare ed Ermafrodito. Sergio Orata, così chiamato per la sua ghiottornia del pesce di tal nome, aveva fatto costruire sulle sponde del Lucrino delle pescaie per avere orate ed ostriche sempre fresche; ma questa usurpazione delle acque da cui lo Stato traeva gran lucro appaltandole, come abbiam detto, gli trasse addosso una lite da parte degli appaltatori.
   Sul dorso del monte che separa il Lucrino dall'Averno son molti spechi, ora colmi di terra: servirono forse di abitazioni alle popolazioni primitive di quelle regioni. Ivi Ulisse offri in voto a Daira un cimiero sopra una colonna e die sepoltura al suo compagno Bairo.
   Lago d'Averno. — A breve distanza dal Lucrino, entro terra lungo una strada impervia e solo in parte rotabile, è il celebre lago d'Averno, considerato nell'antichità quale ingresso all'Inferno (Avernus). È un bacino circolare, cratere di un antico vulcano, con una circonferenza di circa chilometri 2 Va e cinto al presente di un orlo di pietre. Ila una profondità di in. 65, ò elevato m. 1.08 sul livello del mare ed è incassato fra colli da tutti i lati tranne che a sud-est ov'è schiuso verso il lago Lucrino e il golfo di Baja. I colli che lo ricingono sono vestiti di castagneti, aranceti e vigneti.
   Ameno ò il suo aspetto e pittoreschi e deliziosi i dintorni ; ma in tempi remotissimi i vapori vulcanici e le nebbie rinchiuse nel bacino non ischiuso per anche da alcun lato dalla mano degli uomini e le annose e folte sélve lo rendevano un luogo di sacro orrore e di spavento superstizioso. Il principe dei poeti antichi, Omero, che visitò quelle spiaggie, vi pose la città e il popolo dei Cimmcrii (Lucia Luerinus et Avernus juxta quem Cinimerium, oppidum quondam. Plin., i, 3, cap. 9). Ei vi descrive, nel libro x dell'tM&sea, i lidi bassi, i boschi di I'roscrpina e la rupe da cui sgorgavano due fiumi infocati. Circondati da parecchi altri vulcani i Cinimerii parevano condannati ad una notte perpetua. Eforo attestava che vivevano nelle grolle e per vie sotterranee comunicavano fra loro. Narra ancora Omero che Ulisse, dopo immolati una pecora nera e un ariete, e libati acqua, vino e miele in onore degli estinti, scavò con la spada una fossa in cui versò il sangue delle vittime. Ed ecco comparir Tiresia, il vate di guai, quindi Anticlea e tutte le ombre degli croi caduti sotto le mura di Troia eliclo interrogarono avidamente sulla sorte dei loro figli, delle spose, degli amici. Da ultimo ei vide Tizio, Tantalo e Sisifo ì quali mostrarongli lo spettacolo dei loro tormenti infernali
   Virgilio (En., vi) fa scendere da una caverna il suo Enea, guidato dalla Sibilla Dmfobe, nel lago al regno degli spiriti:
   Era un'atra spelonca, la cui bocca Fin nel baratro aperta, ampia vorago Facea di rozza e di scheggiosa roccia. Da negro lago era difesa intorno, E ila selve ricinta annose e folte.
   Uscia de la sua bocca a l'aura un flato Anzi una peste, a cui volar di sopra Con la vita agli uccelli era interdetto; Onde da Greci poi si disse Averno!
   Traduz. del Caro.
   Dall'Averno, od Inferno, Enea passò poi a luoghi dì pene più miti e per ultimo agli Elisi.