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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincia di Napoli
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1896, pagine 450

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Circondario di Pozzuoli
   387
   teatro antico e sulla vetta ergonsi, fra i vigneti e i ficheti, le rovine di una torre medievica, mentre sul declivio meridionale sorgono un castello medioevale ed un Faro moderno.
   Il promontorio giustifica la profezia di Virgilio in quo' versi AdYEneide (vr, 232) in cui lo descrive qual sepoltura di Miseno, araldo o trombettiere d'Enea e destinato a conservar per sempre il suo nome (eieternumque tenel per saecula nomen). Ed infatti lo si addimanda tuttora Capo Miseno.
   Oltre a ciò fece Enea per suo sepolcro Al monte appese, che d'Àerio il nomo Ergere un'alta e sontuosa mole, Fino allor ebbe ed or da lui nomato
   E l'armi e '1 remo e la sonora tuba Miseno & detto e si dirà mai sempre.
   La città antica di Miseno, quantunque fatta, come vedremo, colonia da Augusto, doveva essere assai piccola. I limiti angusti del luogo e le ville patrizie che tanta parte ne occupavano dovevano restringerne assai l'estensione. E probabile fosse abitata principalmente dagli uffìziali della squadra romana e si componesse degli edifizi e stabilimenti dell'arsenale navale. Il piccol villaggio odierno di Miseno, o Casaluce, si suppone occupi il sito del sobborgo navale. Alcuni sostengono però clic l'antico promontorio di Miseno e il moderno monte di Procida e che le rovine cospicue, sempre visibili alla torre di Cappella, sulla strada dal mare Morto al lago lùisaro, segnano la situazione degli edifizi principali della città. Ma dove che sorgesse la città di Miseno, da ricordi ecclesiastici apprendiamo ch'essa rimase discretamente intatta sino al secolo IX in cui era sede vescovile annessa a Clima. Neil 836 di C. fu saccheggiata dai Longobardi e ncU'SOO fu distrutta intieramente dai Saraceni.
   La principale fra le rovine esistenti è il Teatro presso la piccola punta di ierra detta il Forno. Di quest'edifizio la maggior parte è sotterrata e quel che ancor vi si vede è un corridoio ed un passaggio sotterraneo che comunica col porto per dar forse ai marinai un facile accesso all'interno.
   La celebre villa di Lucullo era situata, al dire di alcuni antiquari, sopra un'altura dirimpetto al promontorio di Miseno ove i viaggiatori recansi spesso a goder della betta veduta. Altri archeologi invece pongono la villa di Lucullo sul promontorio stesso di Miseno ove son sempre visibili, sulla vetta, alcune rovine: essa è descritta da Fedro (u, 5) come occupante, una situazione sì eccelsa sul promontorio che vi si godeva la vista dei due mari. Divenne in seguito la villa Misenensis di Tiberio che vi inori strozzato da Marrone comandante dei Pretoriani Divenne quindi proprietà e residenza di Nerone.
   La grotta Dragonara in quella parte del promontorio che prospetta l'isola di Procida è un lungo ed intricato passaggio sotterraneo con vòlta sorretta da dodici pilastri e contenente cinque gallerie. Non si sa bene a che fosse destinata; alcuni la credono un serbatoio d'acqua, altri un magazzino per la squadra. In un angolo di essa scorre un rivolo d'acqua fresca che si suppone provenga da qualche acquidotto sotterraneo o fosse collegato al Tempio delle Ninfe che vuoisi innalzato nelle adiacenze da Domiziano, All'estremità del promontorio sorge, come abbiam detto, un Faro.
   Tornando alla base del promontorio Miseno si prosegue a ovest lungo l'angusta striscia di spiaggia che congiunge il promontorio al monte di Procida e separa dalla marina il mare Morto, portante sempre, nella forma accorciata di Minìscola o Miliscola, l'antico nome di.Sfilitis Scliola, luogo di esercizio e di parata dei soldati o marinari della squadra romana, come apprendiamo da un'iscrizione rinvenuta sul luogo e conservata nel Museo Nazionale in Napoli. La spiaggia serve ora di luogo d'imbarco per l'isola d'Ischia a coloro che preferiscono il breve passaggio a traverso il canale di Procida al viaggio da Napoli. Il monte di Procida (145 m.), all'estremità di questa spiaggia, è nn altro magnifico promontorio ili tufo coperto dalle rovine di ville romane e vestito di vigneti clic producono un vino delizioso. La punta estrema del promontorio a sud-ovest addimandasi Punta di Finita. Oltre la punta o\est del promontorio è lo scoglio detto di San Martino.
   Cenni storici. — Come abbiam visto, il nome di Mimo dato al promontorio, derivò, secondo una tradizione adottata dagli scrittori romani, dal trombettiere d'Enea che vi fu sepolto. Un'altra leggenda però par rappresenti Miseno come uno dei compagni di Ulisse (Stuaiì., v, p. 215). Non v'ha traccia dell'esistenza di una città sul luogo in un periodo precedente, quantunque sia quasi certo che il suo porto chiuso e sicuro (a cui alludeva già Licofrone) dovette esser adoperato dai Cumani durante il periodo della loro potenza navale e commerciale.