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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincia di Napoli
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1896, pagine 450

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   1&5
   Parie Qùaftà — Italia Meridionale
   Le convulsioni d'Ischia simbolizzarono le lotte di Tifeo sotto le roccie d'Imariine; i laghi, le selve, le caverne, i vapori mefitici, i fuochi notturni e i rumori sotterranei del continente suggerirono l'idea AeìYIIades o dell'inferno greco. I crateri del distretto erano specialmente appropriati a suggerire i più minuti particolari delle regioni infernali elleniche. Le sorgenti di acque termali diedero origine all'idea del Flegetonte,
   0 fiume di fuoco dell'inferno; i fuochi latenti dei crateri semispenti, agli orrori del Tartaro; le grotte e gli anditi sotterranei delle montagne raffigurarono i labirinti dell'Orco, mentre le scene rallegrate dalle bellezze della natura e vieppiù illeggiadrite dal contrasto, ispirarono l'idea dei Campi Elisi, il paradiso mitologico.
   Di tal modo l'aspetto esterno del paese, accoppiato alle tradizioni storiche, divenne la fonte delle favole più popolari dell'antichità.
   Gli archeologi italiani si sono studiati di definire le scene della demonologia omerica e di determinare la via percorsa o l'itinerario di Omero attraverso le mistiche regioni dei morti. Ma Omero in tutte le sue descrizioni mitologiche lasciò a disegno
   1 luoghi indefiniti ; e quantunque Virgilio, mescolando le creazioni del suo grande maestro alle tradizioni della Sibilla Cumana e ad altre superstizioni locali, faccia viaggiare Enea in persona attraverso il mondo degli spiriti, è impossibile supporre cli'ei volesse descrivere la topografia dello Scanso. I luoghi hanno conservato i loro antichi nomi con qualche leggiero cambiamento e li conserveranno sempre, associati alle leggende mitologiche ed alla poesia più splendida e gloriosa che abbia mai commosso il cuore umano.
   Oltre il magico incanto onde la mitologia e la poesia cosparsero per tal modo questa classica regione, ogni baia, ogni promontorio lungo la costa, son pieni di reminiscenze dei nomi più cospicui nell'istoria romana. I padroni del mondo contentavansi ili condividere qui il possesso di un jugero di terreno; i filosofi e gli oratori più insigni vi cercarono una residenza sontuosa, in iscene che accoppiavano le bellezze sovrane della natura alle raffinatezze della vita aristocratica, e le patrizie matrone romane dell'Impero non Segnarono prendere parte alle delizie, per non dire alle dissolutezze, di Baja.
   Quante riflessioni evocate dalla mera menzione di Annibale, Scipione, Lucullo, Mario, Siila, Pompeo, Cesare, Bruto, Antonio, Augusto ed Agrippa ! Quali pitture non si affacciano alla memoria alla rimembranza di Tiberio, Nerone, Adriano, Antonino Pio! E se a codesti aggiungiamo i nomi dei letterati, le cui memorie aleggiano sempre sulle sponde di Miseno e di Posillipo, noi dobbiamo associare ai nomi sopraddetti di Omero e di Virgilio quelli di Pindaro, di Cicerone, di Orazio, di Lucrezio, di Livio, dei due l'imii, di Marziale, di Seneca, di Fedro, dì Ateneo, di Silio Italico e di Stazio.
   L'ultima, ma la più cara ad un cuor cristiano, è la reminiscenza del grande apostolo dei Gentili, S. Paolo, il quale pose fine a Pozzuoli al suo lungo e periglioso viaggio di Cesarea, in compagnia di S. Luca, di Aristarco di Tessalonica e di altri prigionieri inviati con essi da Itoma da Agrippa sotto la custodia del centurione Giulio. A Pozzuoli S. Paolo fu accolto ospitalmente dai suoi concittadini appartenenti al quartiere Ti rio m quella città e rimase con essi una settimana prima di procedere più oltre a Itoma.
   Poniamo dunque con riverenza il piede in questa terra sacra ai Pagani come ai Cristiani e descriviamola per disteso. Già di molti luoghi abbiasi tocco nell'introduzione alla provincia di Napoli e nei Dintorni di Napoli; ma qui nel circondario di Pozzuoli, ove si trovano, giova trattarne per disteso incominciando dal classico
   Capo c Rovine (li Miseno. — Misenum Promontorium forma il limite occidentale del golfo di Pozzuoli e del maggior golfo di Napoli. È un promontorio quasi isolato di tufo, di altezza ragguardevole (108 in.) e il cui pendìo settentrionale è coltivalo. Già lungo la strada sino alla chiesa di Casaluce (Miseno) vedesi una quantità di ruderi antichi ; presso la punta sono avanzi di un piccolo